Ne avevamo discusso in diversi articoli precedenti, e dunque, con l’ennesima caduta del governo, oggi, i partiti sono a caccia di voti per cercare, in tutti i modi possibili, di governare l’Italia.

A questo punto, si presuppone che ogni cittadino maggiorenne avente diritto al voto, dovrebbe aver quanto meno preso visione dei vari programmi elettorali pubblicati dagli stessi, potendo notare che la maggior parte dei partiti di sinistra si sono dichiarati favorevoli alla legalizzazione della cannabis, sia a scopo personale che la diretta commercializzazione.

Diversi programmi elettorali, solita fuffa.

Gli argomenti inclusi nei programmi elettorali sono dei più vari, partendo dalla reintroduzione dell’obbligo di leva militare, all’educazione alle armi nelle scuole; dai blocchi navali, al ponte sullo stretto di Messina (si, sembra una barzelletta, ma si discute da un paio di legislature su questo ponte) promossi dai partiti di destra, e dunque Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega; per giungere a programmi come lo IUS SCHOLE e al miglioramento del reddito di cittadinanza, dal salario minimo nazionale alla legalizzazione della cannabis, argomenti che stanno più a cuore ai partiti di sinistra, dal PD, al Movimento 5 stelle. Potrebbero essere solo parole al vento e in tal caso, non c’è da stupirsi, del resto si sa che in questo periodo dell’anno il parlamento, ed in particolare la campagna elettorale si trasforma e diventa molto simile al classico gioco natalizio di carte “mercanti in fiera”, in cui il tentativo è quello di accalappiarsi più volti possibili, sbandierando attraverso tutti i canali di comunicazione utilizzati gli obiettivi che si intendono perseguire e che puntualmente si trasformano in pesci in faccia nei confronti dei cittadini che si vedono negati sempre più diritti civili.

All’interno di questa campagna ci sono argomenti molto vicini al popolo, che da oltre 40 anni spera di fare qualche passo in più in tema di diritti. Come ogni volta, la paura, anzi la certezza, è che questi argomenti vengano strumentalizzati dai partiti e che possano trasformarsi in un fuoco di paglia senza poi potersi concretizzare. Ovviamente siamo qui per discutere sull’argomento cannabis e legalizzazione, che come ben sappiamo, e come abbiamo potuto vedere dall’ultimo tentativo di referendum, è una realtà che sta a cuore di migliaia di consumatori, senza contare le ulteriori migliaia di coltivatori e imprese italiane e le milioni di persone, in generale, che hanno capito come un regolamentazione del mercato sia vantaggiosa dal punto di vista sociale ed economico, e come sia necessario mettere al sicuro i propri figli, in futuro, da personaggi che possano indurre al consumo di sostanze stupefacenti pesanti o da ambienti che possano condurre sulle strade della criminalità organizzata.

Le percentuali di astenuti al voto non fa che crescere di anno in anno, e il problema di fondo è che molte persone si sentono ormai “tradite” dalla politica, che spesso utilizza i temi della campagna elettorale per prendere voti senza poi, una volta al potere, prendere i provvedimenti annunciati, in genere, i programmi di governo non riescono mai a svolgersi poiché, i partiti non riescono a convincere a tal punto da prevalere uno sull’altro, e questo comporta che non vi è quasi mai la presenza dei numeri necessari in Parlamento per poter approvare manovre o emendamenti, quindi la presenza di un opposizione troppo numerosa, o per mancanza di volontà politica nel fare passi verso il futuro. C’è da dire che nonostante la legalizzazione sia un ideale maggiormente, ma non esclusivamente di sinistra, nessuno dei partiti ha mai cercato di fare realmente qualcosa per risolvere la questione del mercato illegale e degli introiti che la mafia percepisce attraverso il narcotraffico. Qualche anno fa anche quando le prospettive sembravano più rosee, con il secondo governo Conte (in termini di numeri avrebbe avuto la maggioranza per portare avanti questo provvedimento) anche grazie agli appelli dei Radicali e della società civile e degli antiproibizionisti, la politica non è riuscita a svolgere nemmeno un compito praticamente già pronto, ovvero “mettere in sicurezza” il settore della cannabis light, inquadrando finalmente il settore anche dal punto di vista della commercializzazione, in modo tale che quelle migliaia di aziende agricole e rivenditori che sono nati in seguito alla 242 del 2016, possano finalmente svolgere il loro lavoro senza preoccuparsi dei continui e ricorrenti sequestri e denunce da parte delle forze dell’ordine. Ma perché diciamo questo? perché stando ai sondaggi che si stanno svolgendo in questi giorni che precedono le amministrative, sembra in netto vantaggio la destra, che da sempre sostiene le posizioni proibizioniste e repressive anche contro i consumatori di sostanze leggere.

Una Sinistra unita per la legalizzazione.

A queste elezione, il tema della legalizzazione potrebbe influire notevolmente ( in fatto di numeri) sugli equilibri della prossima legislatura. Tuttavia, però, l’intenzione della legalizzazione si divide tra liberalizzazione della coltivazione personale e libero commercio della cannabis. Nonostante tutto il risultato potrebbe essere comunque una vittoria. Tra i partiti, gli ultimi in ordine di tempo a schierarsi a favore sono stati Verdi e Sinistra Italiana, che fanno parte della coalizione con il PD, e in occasione di una conferenza stampa a Roma nella quale è stato presentato il programma della lista per le elezioni politiche che si terranno il 25 settembre hanno rilanciato il tema. Eleonora Evi, portavoce di Europa verde, nel presentare il programma della lista e quindi non quello della coalizione, tra le 3 proposte principali oltre al trasporto pubblico gratuito e salario minimo, sottolinea la legalizzazione della cannabis e la creazione di vere e proprie filiere dal punto di vista della canapa industriale per rilanciare l’economia italiana. Anche il PD, che in questa campagna elettorale sta rilanciando diversi temi bastati sui diritti, inserisce la legalizzazione nel proprio programma nonostante dal segretario Letta non sia mai arrivata una parola chiara durante tutta la discussione della legge per l’autoproduzione.

«Nell’ambito delle politiche di contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata, riteniamo sia arrivato il momento di legalizzare l’autoproduzione per uso personale e fare in modo che la cannabis terapeutica sia effettivamente garantita ai pazienti che ne hanno bisogno».

E infine anche il M5S, che ha presentato il programma che prende il nome di “Dalla parte giusta”, ha inserito la cannabis prevedendo una riforma che punta alla regolamentazione della coltivazione della cannabis per uso personale, quindi una posizione leggermente differente dagli altri partiti di sinistra ma in parte valida per incanalare le scelte politiche nella giusta direzione.

Perchè legalizzare?

Iniziamo con il dire che tutto ciò che crea dipendenza e nuoce alla salute non è necessariamente proibito. Lo zucchero raffinato, il caffè, l’alcol, il tabacco, il gioco d’azzardo, sono solo alcune dei vizi dell’uomo che possono nuocere gravemente alla persona e in alcune circostanze anche a chi ti sta intorno. Eppure, nulla le vieta, anzi, il massimo sforzo compiuto dallo stato è quello di attuare qualche piccola campagna pubblicitaria di sensibilizzazione, per renderci consapevole che ciò che ci vende può comunque essere potenzialmente dannoso. Allora il problema dove sta se già lo stato vende qualcosa di “potenzialmente pericoloso per la nostra salute”? Eppure continua a vende gioco d’azzardo, alcol e tabacco, che nonostante ne siano riconosciuti a livello scientifico i danni che possono comportare, restano comunque facilmente reperibili in supermercati, tabaccherie, autogril e betpoint.
Dunque, il proibizionismo che si cela sulla cannabis è tutta ipocrisia. Secondo le tabelle delle dipendenze che si possono trovare tranquillamente sul web, le sostanze appena elencate sono molto più nocive dell’assunzione sana e pulita dei cannabinoidi derivanti dalla cannabis, attraverso vaporizzazione o digestione. Anzi, la comunità scientifiche ne conferisce proprietà terapeutiche, utili nel trattamento di numerose patologie croniche che affliggono l’uomo e gli animali.

È utile legalizzare perché non bisogna nascondersi dietro ad un dito. Durante la crescita, i nostri figli saranno sicuramente esposti ai pericoli che si possono celare dietro lo spaccio. Quanti di voi sarebbero tranquilli a sapere che il proprio figlio rischi così tanto nel reperire una sostanza leggera quando, se fossimo in uno stato civile e responsabile, potrebbe essergli venduta legalmente e con i dovuti controlli di qualità? è la consapevolezza l’asso nella manica, legalizzando e rimuovendo lo stigma, si potrebbe parlare liberamente di cannabis, documentare, informare, insegnare, in modo tale da rendere consapevole il consumatore sui danni e sugli effetti che una determinata sostanza può provocare.
Bisogna legalizzare per combattere la mafia. La criminalità organizzata affligge, in particolare, la parte meridionale del nostro paese, tarpa le ali di quelle regioni che vorrebbero spiccare il volo e ricavarsi finalmente il proprio spazio al pari delle altre regioni. Bisogna legalizzare perché, prendendo esempio dal mercato Americano e Canadese, gli effetti economici potrebbero cambiare le sorti del paese, o quanto meno migliorandolo in gran parte. Investimenti nei servizi pubblici, nella scuola, nella sanità, sono solo alcuni esempi che si verificano nello stato del Colorado, in cui gli introiti percepiti dalla tassazione di un mercato così vario e vasto sono reinvestiti per trarne del vantaggio sociale. bisogna che l’Italia apra gli occhi quanto prima, perché c’è il rischio di doversi accontentare delle briciole, perché come tutti i mercati anche quello della cannabis attraversa varie fasi, dalla crescita della domanda del prodotto, fino al conseguente stallo e abbassamento dei prezzi nei momenti in cui di prodotto comincia ad essercene più di quanto richiesto.

ma gli italiani sostengono la legalizzazione?

Nelle settimane successive alla straordinaria mobilitazione per sostenere il Referendum Cannabis e che ha portato a raccogliere oltre 620.000 firme in pochi giorni, è stato condotto un sondaggio per capire quanti italiani siano effettivamente favorevoli alla legalizzazione della cannabis e quanto conoscono questa materia. Bene, preparatevi! Delle persone coinvolte nel sondaggio, il dato principale è sicuramente l’elevata percentuale di persone che si sono dichiarati a favore della legalizzazione, ovvero il 58%, di cui la maggior parte appartiene alle fasce d’età tra i 18-34 anni e tra i 35-44 anni. Mentre con riferimento alla collocazione politica, le percentuali più alte riguardano gli elettori del PD e del M5S, rispettivamente il 74% e 81%. Al contrario solo quattro elettori su dieci di Lega e FDI si dichiarano a favore della legalizzazione. Questo sondaggio ha permesso di sottolineare anche l’aumento registrato rispetto ai numeri raccolti da Eurispes a luglio dello scorso anno, quando i cittadini favorevoli erano il 47,8%. Altro dato rilevante è il numero di persone che si ritengono ben informate sul tema, 3 persone su 10. Questo dato è significativo se letto in combinazione con le persone favorevoli: la percentuale di chi è a favore sale al 65% tra le persone ben informate ma scende al 34% tra quelle meno informate. Da ciò emerge non solo quanto sia determinante l’informazione nella formazione di un’opinione sulla cannabis legale, ma anche che la posizione a favore oltre ad essere in maggioranza è anche consapevole.

Per quanto riguarda la legge in vigore, che punisce fino a sei anni di reclusione le condotte legate alla cannabis, il 56% dei cittadini si è detto contrario alla disciplina attuale. Anche in questo caso la percentuale aumenta tra i ben informati (59%) e i laureati (62%), mentre diminuisce tra chi si dichiara meno informato (4188%). Infine, è stato chiesto loro per quali ragioni vorrebbero o non vorrebbero la cannabis legale. Tra i sostenitori del sì, per il 79% di chi è a favore, legalizzare vuol dire togliere mercato alla criminalità organizzata, il 41% ritiene che renda più sicura la sostanza usata e il 31% crede che renda più libero e consapevole il consumo. Tra i contrari alla legalizzazione, invece, il 46% considera la cannabis una porta d’ingresso per le droghe pesanti, ma la maggioranza (57%) sostiene il no perché considera la Cannabis è una droga e va trattata come tutte le altre.

In conclusione.

Non resterà che aspettare il 25 settembre 2022 per avere un quadro maggiormente dettagliato del futuro nuovo governo. A questo punto la strada sarà univoca: in caso di vittoria della destra, non sentiremo parlare di legalizzazione per un po', toccherà rifugiarsi, guardarsi le spalle, perché un semplice consumatore potrebbe attraversare un iter penale molto simile a quello di un normale spacciatore; mentre se dovesse vincere la sinistra, le associazioni e gli elettori potrebbero far sentire maggiormente la loro pressione, poiché la legalizzazione ormai fa parte del programma elettorale della sinistra, e su questo potrebbe basarsi una buona fetta di voti. Incrociamo le dita.

 

Fonti.

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