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Il Marocco verso la legalizzazione

La lista degli stati interessati alla legalizzazione della cannabis a scopo medico diventa sempre più lunga includendo anche il Marocco!
Chi di noi, appassionati del mondo della cannabis, non ha mai sentito parlare di questo Stato e del suo prodotto più famoso?
Se siete mai stati ad Amsterdam, ogni singolo coffeeshop vende almeno un tipo di hashish marocchino, chiamato semplicemente Maroc. In molti, dunque, associano facilmente il Marocco al termine hashish nonostante la sua produzione all’interno del paese fosse una pratica di svariati secoli fa che, solo dopo i primi anni ’70, ha permesso alla nazione di diventarne nota in tutto il mondo grazie alla sua produzione. Infatti, la cannabis prodotta nel territorio era destinata a soddisfare la richiesta interna di Kif, che volgarmente potremmo definire come polvere di tricomi.
A proposito di hashish
L'hashish è una sostanza stupefacente psicotropa derivata dalle infiorescenze femminili della pianta di cannabis i cui effetti sono dovuti principalmente alla presenza di THC presente in quantità maggiore rispetto alla pianta stessa. Gli effetti indotti dall'uso di tale sostanza, generalmente fumata assieme al tabacco, sono svariati; hanno differente intensità a seconda del soggetto, delle circostanze psicofisiche di chi assume e dell'assuefazione dello stesso.
La presenza e l’utilizzo dell’hashish può essere riscontrata anche in letteratura. Marco Polo la cita nel Milione con il nome di "polvere del Veglio della Montagna", terminologia che venne ripresa fedelmente dal noto Giovanni Boccaccio, che ne il Decameron, somministra questa "polvere di maravigliosa virtù del Veglio”, al sempliciotto Ferondo per causargli un sonno così profondo da essere “scambiato per morte”; In seguito, lo ritroviamo nel Conte di Montecristo di Alexandre Dumas il cui padre usa l'hashish come segreto del suo controllo nervoso, permettendogli di programmare il sonno e di decidere a piacere quando dormire e quando stare sveglio. All'appello non poteva mancare il poeta maledetto Baudelaire che ne descrive gli effetti nell'opera “I paradisi artificiali” ed Il filosofo tedesco Walter Benjamin che tra il 1928 e il 1933 eseguì tra Marsiglia e Ibiza una serie di esperimenti con lo scopo di effettuare delle ricerche sulle alterazioni sensoriali causate dagli stupefacenti. Questi esperimenti vennero documentati in forma scritta, essendovi l'idea da parte dello scrittore di comporne un testo complessivo sull'hashish ma l' dea venne messa in opera solo alcuni anni dopo la morte del filosofo.
La produzione di hashish è molto costosa in termini quantitativi poichè il rapporto tra la quantità di canapa e la produzione di hashish è grossomodo di 100 a 1, per cui per produrre 1 kg di hashish occorrono circa 100 kg di canapa. La sinsemilla (dallo spagnolo sin-semillas, quindi senza semi) sono invece infiorescenze della pianta femminile che non essenda stata fecondata, detiene qualità e quantità di resina nettamente superiore rispetto alle genetiche in cui vi è la presenza di semi ( in spagnolo prende il nome di cañamo , ovvero canapaccio). Solitamente l'hashish viene estratto da quest'ultimo, lavorato in abbondanti quantità o dagli scarti della potatura finale della canapa di qualità più o meno alta.
A proposito di Kief
Il kif è un concentrato di tricomi di cannabis e non richiede molta preparazione per ottenerlo. Il modo più facile di prelevare il kif si ha con infiorescenze completamente essiccate e conciate in maniera corretta poichè, fiori umidi o lasciati a essiccare in modo non corretto, non permettendo ai tricomi di staccarsi con facilità dalla pianta. Oggi, si stima che nel paese si producano da un terzo a quasi metà della quantità di hashish venduta illegalmente nel mondo. Esso è ampiamente consumato dagli abitanti del luogo, in particolare da quando i conquistatori spagnoli iniziarono ad incoraggiarne la coltivazione nel periodo della colonizzazione.
Gli storici concordano sull’esistenza di colture di cannabis per Kif, nel Rif centrale, in particolare nella regione di Ketama gia dal XVI secolo. Nel 1890, fu emanata dal Sultano Hassan I (1873-1894), la legge reale che confermava l’autorizzazione per la coltivazione di cannabis da cui ricavare il Kif. Ma nel 1912, il regno fu diviso in due zone a causa delle conquiste e della colonizzazione, e vide il territorio diviso tra zone sotto l’amministrazione francese, e altre sotto la supervisione spagnola. Da qui, due diverse leggi reali (dahir) si susseguirono: la prima, nel 1932, viene proclamato un dahir (legge per decreto reale marocchino) che proibisce la coltivazione della Cannabis nell’area sotto il protettorato francese a differenza della zona sotto supervisione spagnola. In seguito, Il re Mohammed V nel 1954 emana un secondo dahir, applicando il divieto del 1932 alle due aree del regno. Tuttavia, permane la tolleranza per i cinque villaggi delle tribù Ketama e Beni Khaled, che erano sotto il protettorato spagnolo, il che darà alla regione il soprannome “Cinco”.
Oggi, la maggior parte della produzione è concentrata nelle Montagne del Rif, che si estendono dal Mar Mediterraneo alla città portuale di Tangeri. Il Rif è una regione prevalentemente montuosa in cui la coltivazione di Cannabis padroneggia tanto da essere prodotta in vaste zone tra Al Hoceima, Ketama, Targuiste, Bab Berred, Bab Taza, Chefchaouen. L’hashish prodotto in queste valli è forse oggi il migliore al mondo. Qui, infatti, tra i monti del Rif, si produce circa il 40% del quantitativo mondiale di hashish, un settore che occupa circa ottocentomila persone. Non è difficile visitare una delle numerose fattorie di hashish che circondano il Rif, attraversando rigogliosi campi di canapa, ne tanto difficile è trovare finte “guide turistiche” ben liete di accompagnare turisti interessati.
I programmi del governo
Questa industria fornisce una base economica necessaria per le popolazioni povere del Rif, che dipendono dalla produzione della sostanza per la propria sussistenza, proprio per questo motivo i tentativi da parte del governo di fermare questa attività illecita non hanno mai avuto successo. La produzione da milioni di dollari all’anno ha continuato a crescere, a causa dell’alta richiesta di cannabis di qualità prodotta e preparata in Marocco. La maggior parte della popolazione ritiene che sia l’export più proficuo del paese, e perciò il programma che si cerca di strutturare è legato alla produzione, al commercio locale e l’export di cannabis ad uso medico e industriale.
La dichiarazione è stata rilasciata direttamente dal governo marocchino specificando che si tratterebbe di una misura pensata per riportare nella legalità i coltivatori della zona del Rif, alimentando il mercato legale che si sta creando a livello globale. Il progetto di legge prevede un’agenzia nazionale per monitorare la produzione, il trasporto e la vendita, lasciando però da parte l’utilizzo della cannabis ad uso ricreativo che ricordiamo essere comunque vietato. Oggi, ogni attività che ruota intorno al Kif è considerata illegale in Marocco anche a causa dell’orientamento conservatore, dunque coltivare, produrre, vendere e fumare fiori di cannabis è illegale e prevede pene che variano in base alla quantità e l’area geografica in cui ci si trova. Molte città marocchine sono tolleranti e comunque kif-friendly, ed è generalmente possibile ma non consigliato acquistare e consumare hashish in proprio.
La pena per essere colti in flagrante ad acquistare o fumare può anche arrivare a 10 anni di reclusione, ma i turisti stranieri generalmente se la possono cavare con una multa che può rivelarsi anche piuttosto salata. La città di Chefchaouen, nelle montagne del Rif, è considerata un porto franco per i viaggiatori in cerca del prodotto, la sua posizione geografica la colloca all’epicentro della produzione, rendendo molto semplice reperire la sostanza. Anche a Marrakech e Fez, due delle città più turistiche del Marocco, è facile trovare del kif: solitamente i venditori attendono la sera e girano nei luoghi più affollati e turistici cercando di vendere, queste “transazioni” restano comunque illegali anche se spesso la polizia chiude un occhio.
È buono tenere a mente che, se non si è intenzionati ad acquistare alcunché, è sufficiente restare sulle proprie posizioni e declinare fermamente l’offerta. Fumare il Kif è considerato normale specie tra gli uomini, spesso consumato in cartina o per mezzo delle tipiche pipe marocchine. Nella maggior parte delle città si possono trovare dei piccoli cafè in cui gli uomini del posto sono soliti giocare a carte, bere the e fumare, resta comunque sconsigliato consumare il prodotto camminando per le vie cittadine o in posti pubblici, in quanto si attirerebbe l’attenzione delle autorità. In passato vi sono stati altri tentativi di legalizzare la coltivazione della cannabis ma non sono riuscite ad avere esito, poiché entravano in contrasto con l’ambiente socioculturale del luogo. Oggi le condizioni sono cambiate dopo che l’ONU ha rimosso la pianta dalla sua lista delle droghe stupefacenti più strettamente controllate e il partito co-governativo PJD (governo di coalizione), il più grande in parlamento, ha abbandonato la sua opposizione.
Proprio a dicembre, gli Stati membri hanno votato in modo restrittivo per rimuovere la cannabis dalla categoria dei prodotti farmaceutici più strettamente controllati. La commissione per gli stupefacenti dell'Onu, infatti, ha eliminato la cannabis a scopo medico dalla lista delle droghe pericolose, seguendo la raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) di rendere più agile la ricerca sul suo utilizzo per scopi medici.
I dettagli della produzione
Secondo la stampa marocchina, il progetto di legge propone di costruire un’industria della cannabis organizzando i coltivatori rurali in “cooperative” che a loro volta venderebbero il loro raccolto a compagnie locali o internazionali di “trasformazione”. Le coltivazioni, dunque dovranno essere autorizzate e assicurate, dovranno dare garanzie di legalità e provvedere alla creazione di cooperative per impiegare i dipendenti, tutti maggiorenni e marocchini. Il disegno di legge, che il governo dovrebbe approvare la prossima settimana, intende migliorare i redditi degli agricoltori, proteggerli dai trafficanti di droga che ora controllano il commercio di cannabis e cercare di ottenere l'accesso al fiorente mercato internazionale legale della cannabis. Il governo presieduto dal primo ministro Salaeddine El Othmani ritiene che siano maturi i tempi per legalizzare le droghe leggere a fini terapeutici e stima che l’industria sia quasi il doppio delle precedenti numeri dati dalla BBC, che avevano identificato un mercato che supera gli 8 miliardi di dollari.
Il progetto di legge stima i profitti del commercio illecito di cannabis del Marocco a 15 miliardi di dollari. Il Marocco ha visto l’incremento della coltivazione di Cannabis e la produzione di Hashish negli ultimi decenni, nonostante la loro illegalità e il fatto che il paese sia un firmatario di ben due trattati: le convenzioni delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope (1961, 1971, 1988 ) e la Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale (2000 ). Oggi il paese è tuttora considerato il primo produttore di Cannabis al mondo, con ben 36.000 tonnellate di Hashish che hanno raggiunto l’Europa nel 2017 secondo le cifre ufficiali del UNDOC. Oggi oltre il 60% di tutto l’Hashish sequestrato in Europa proviene dal Marocco, questa tendenza è in costante aumento dal 2013. Negli ultimi mesi è aumentato il numero dei sequestri direttamente sul territorio marocchino. In effetti nell’anno 2019 sono state 179 le tonnellate sequestrate in Marocco, con un aumento di 127 tonnellate in più rispetto al 2018 e circa 70 tonnellate di Hashish sono state sottratte al mercato europeo nel 2020.
Il ministro dell'Interno, che si è occupato di presentare il progetto, ha previsto la creazione di un'agenzia nazionale specializzata che sarebbe la sola con l'incarico di concedere le autorizzazioni in questo nuovo mercato verde. L'agenzia di stato che potrebbe essere simile ad una sorta di monopolio di Stato sarà anche l'unico collegamento tra produttori e mercato. Senza la legalizzazione, come in Italia, i profitti fluiscono principalmente nei forzieri dei gruppi del crimine organizzato e dei trafficanti di droga, si continua a fare la guerra ad una pianta e i suoi derivati che non hanno mai ucciso nessuno. Oggi viene utilizzata sempre di più come un’ottima medicina per alleviare le sintomatologie di alcune malattie, meno dannosa delle benzodiazepine e degli oppiacei che restano comunque utilizzati in larga scala, specialmente negli stati uniti spingendo i clienti a sviluppare una dipendenza da psicofarmaci. Il portavoce del governo ha rivelato che il consiglio dovrebbe approvare il progetto di legge nelle settimane a venire, confermando che il Marocco legalizzerà effettivamente la cannabis, resteremo in attesa.