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Il Mercato della Cannabis dall'America all'Italia

La cannabis legale, sia in Europa che in America, sta dando prova del suo potenziale economico.
Negli Stati Uniti oscillano tra i 125mila e i 160mila i posti di lavoro che il business offre e corrispondono approssimativamente allo stesso numero di lavoratori a tempo pieno impiegati come bibliotecari e insegnanti di scuola materna nel paese, che sono circa il triplo del numero dei lavoratori nell’industria del carbone degli Stati Uniti.
La cannabis legale, sia in Europa che in America, sta dimostrando come può giocare un ruolo fondamentale nell’economia nazionale e la creazione di nuove posizioni lavorative distribuiti per i diversi settori. Negli Stati Uniti sono circa dai 125mila ai 160mila posti di lavoro che corrispondono approssimativamente allo stesso numero di lavoratori a tempo pieno impiegati come bibliotecari e insegnanti di scuola materna nel paese, che sono circa il triplo del numero dei lavoratori nell’industria del carbone degli Stati Uniti. La cannabis legale è attualmente il settore che crea più posti di lavoro in America, dalla legalizzazione in Colorado il settore ha visto l’aumento della forza lavoro del 21% nel 2017, del 44% nel 2018 con un ulteriore crescita del 20% previsto per il 2020, poiché numerosi altri Stati tenderanno a legalizzare la produzione della pianta che, come conseguenza, porterà ad un ulteriore sviluppo del mercato.
- Nel 2018 La Florida ha aumentato il suo impiego nel settore della cannabis del 703%;
- il Nevada ha aggiunto oltre 7500 posti di lavoro nello stesso anno;
- In Pennsylvania si è passati da circa 90 posti di lavoro nel 2017 e ha chiuso il 2018 con ben 3.900 posti di lavoro;
- New York ha invece aumentato i suo impiego nel settore della cannabis del 278% chiudendo il 2018 con ben 5000 posti di lavoro;
- in California la crescita è rimasta relativamente piatta nel 2018 a causa dell'interruzione causata dal passaggio da un sistema medico non regolamentato a mercati regolamentati e autorizzati per uso medico e per adulti;
Nell’anno 2019 invece, in Massachusetts, dispone di un nuovo mercato con previsioni di oltre 9.500 posti di lavoro nei successivi 12 mesi; la Florida dovrebbe aggiungere oltre 5.000 posti di lavoro nel 2019, portando i livelli di occupazione a circa 15.000. Negli ultimi tre mesi il team di dati di Leafly (portale americano dedicato interamente alla cannabis) che lavora in collaborazione con Whitney Economics, è passato per ogni stato americano al fine di calcolare il numero totale di lavori diretti a tempo pieno nel settore legale della cannabis statale. Sono numerosi i siti che si occupano di pubblicare lavori inerenti al settore, Monster, Indeed, ZipRecruiter.com, sono quelli più utilizzati dai dispensari per cercare diretti collaboratori nei propri negozi offrendo stipendi che vanno dai quaranta mila ai sessanta mila dollari all’anno, ed Inoltre, i laboratori di ricerca ed estrazione cercano tecnici esperti che possono raggiungere stipendi da settantamila dollari all’anno.
Il Cannabusiness Italiano
Anche in Italia il mercato della cannabis si sta evolvendo molto velocemente nonostante l’uso ricreativo non sia ancora legale. La Canapa industriale si pone sicuramente al primo posto come creazione di posti di lavoro in Italia resi possibili dalla legge n. 242 del 2 dicembre del 2016, in merito alla regolamentazione della canapa industriale e i suoi derivati, che ha consentito la produzione delle infiorescenze dell’ormai nota cannabis light. A livello agroindustriale le filiere attive in Italia sono quelle della canapa alimentare, con decine di aziende che sfornano prodotti di qualità, della cosmetica, della bioedilizia e in maggior parte delle infiorescenze. Oltre alle persone che vengono impiegate direttamente da queste aziende, l’effetto è quello di creare sinergie e nuovi lavori anche con i settori correlati: agronomi e vivai per la coltivazione, chef, pastifici, panifici e ristoratori per la canapa a livello alimentare, aziende che producono calce e che si occupano di bioedilizia, o ad esempio farmacisti, tecnici di laboratorio e ricercatori nel settore della cannabis medica.
Le aziende nate nel settore della cannabis light sono centinaia e le più grandi e strutturate hanno avuto nel 2017 fatturati da milioni di euro, vendendo decine di tonnellate di infiorescenze. In un mercato che, se regolamentato nel migliore dei modi, potrebbe creare un fatturato di 40 milioni di euro l’anno. Le aziende più grandi impiegano dai dieci a venti dipendenti, mentre crescono le aziende più piccole gestite da nuclei di tre o quattro persone che si affidano ad esterni per la gestione delle coltivazioni, del trimming e dell’impacchettamento finale. Grande diffusione hanno avuto anche i growshop e gli hempshop con centinaia di nuove attività che si stanno affacciando sul mercato. In questi anni il numero dei negozi specializzati è più che quadruplicato passando dai 100 del 2005 agli oltre 460 censiti dalla guida Magica Italia a metà del 2018. Negli ultimi anni si è registrata la crescita maggiore passando dai circa 200 del 2014 ai 250 del 2015 per arrivare agli oltre 300 nel 2016 e più di 460 a giugno 2018. Quindi ci sono voluti dieci anni (dal 2005 al 2014) per vedere nascere 100 nuovi negozi, e solo 3 e mezzo (dal 2014 ad oggi) per vederne nascere altri 210. Bisogna ricordare che fino agli anni Trenta, l’Italia era seconda solo alla Russia nella produzione di canapa industriale, mentre ricopriva il primo posto come qualità e selezione delle specie vegetali e genetiche. In Italia, alla fine del 800, era normale acquistare in farmacia estratti di canapa e i sigaretti di canapa indiana per curare l’asma.
La varietà “Carmagnola” forniva la miglior fibra in assoluto, e le rese unitarie per ettaro erano maggiori che in ogni altro paese. Per secoli (almeno fino dal 1300, l’acquirente era la Marina Inglese) l’Italia ha esportato canapa, e da sempre la canapa italiana è stata riconosciuta come produttrice della miglior qualità di fibra tessile per indumenti. Il governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa avrebbe dovuto sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore.
I Lavori del Business
Questi anni rappresentano l’inizio del giusto periodo in cui orientare la vostra passione per la cannabis in un lavoro vero e proprio. L'industria della cannabis legale sta crescendo a ritmo rapido, e questo ritmo non ci si aspetta altro che una crescita esponenziale man mano che la giudiziosa riforma della legalizzazione continua a propagarsi. Per il 2027, è previsto che le vendite di marijuana legale raggiungano i 57 miliardi di dollari. Dalle piccole alle grandi aziende si stanno dando da fare per potersi conquistare una fetta di mercato, ma non possono riuscirci senza lavoratori qualificati. Il numero totale degli impieghi correlati con la cannabis è cresciuto del 690% fra il primo di gennaio 2017 e il primo di agosto 2018, ed i salari sono aumentati del 16,1%. Per il 2021, gli esperti prevedono che più di 400.000 persone saranno impiegate nel quadro dell'industria della cannabis legale. Formazione, esperienza e competenze, come in ogni tipologia di lavoro sono essenziali per ottenere un lavoro nel settore cannabico.
La richiesta di lavoratori motivati è così elevata che le aziende cannabiche offrono ai nuovi candidati una formazione sul campo, ed in più, hanno bisogno anche di risorse che non lavorano direttamente con le piante di marijuana ma, come le aziende di ogni settore, necessitano di competenze nell'ambito commerciale, contabilità, assistenza ai clienti, marketing, e programmazione figurano in posizione elevata nella lista degli impieghi ricercati. I tradizionali metodi di ricerca di lavoro funzionano anche in questo settore (Monster, indeed, linkedin). Se vivete in un'area dove la cannabis medica o ricreativa è legale, avrete sicuramente la possibilità di trovare annunci di offerte lavorative. Tutta l'attività lavorativa legata al settore della cannabis comprende l'intero processo di produzione della pianta, dal lavoro di laboratorio alla manutenzione delle coltivazioni, oltre a tutti i canali di commercializzazione. Nel momento in cui la Cannabis diventa legale, il suo processo evolutivo all'interno di un mercato segue essenzialmente le stesse prerogative di una normale impresa.
Anche le aziende legate alla Cannabis avranno sempre bisogno di grafici, designer, commercialisti. Nelle organizzazioni che lavorano la cannabis i lavori svolti direttamente sul campo possono essere: coltivatori, lavori di progettazione, raccolta di cime e trimming; Il settore della distribuzione prevede: Personale di confezionamento, personale per trasporto e distribuzione, attività di manutenzione magazzino, controllo di qualità (gli sforzi maggiori sono sempre impiegati nelle analisi di laboratorio), specialisti in varietà di cannabis; settore della vendita: uffici vendite, personale di marketing e pubblicità, dipartimento legale, relazioni pubbliche, commercialisti, senza contare gli impieghi esterni come panettieri e cuochi oppure professionisti in concentrati e medici specializzati in questo tipo di consulenza. È' stato constatato che nella maggior parte dei Paesi dov'è stata legalizzata la Cannabis vi è stato un aumentato considerevole del turismo, con un incremento dell'afflusso dei visitatori e ovvi riscontri positivi nella casse dello Stato. Come da sempre in Olanda, in Spagna e da qualche anno in diversi stati dell’America, caratterizzati da attrazioni turistiche varie tra cui una compagnia statale che si occupa di un servizio di autobus con tragitti turistici nel magico mondo della Cannabis. Depenalizzazione e tolleranza vanno perfettamente d’accordo con il sempreverde e fiorente mercato turistico del 420.
Opportunità secondarie del business
Intorno al settore della Cannabis vi sono tutte quelle organizzazioni ed aziende che non vengono direttamente coinvolte nella lavorazione della pianta in sé, ma offrono servizi o prodotti secondari utilizzati per la coltivazione, ma incentrate sull’Informazione, sponsorizzazione e consumo della stessa. Ad esempio le aziende produttrici dei più svariati accessori per la combustione o per i trattamenti terapeutici, quindi Vaporizzatori (Storz N Bickle), Bong (Roor), riviste specializzate nella Cannabis come high times in America, Canamo in Spagna, Beleaf in Italia; fiere come Cannabis Expo a Milano, Indicasativa a Bologna e il Canapamundi a Roma, lo sviluppo di applicazioni per cellulari come quelle ideate per sistemi di coltivazioni intelligenti o autogestiti, festival e molto altro. La tecnologia evolve insieme al mercato e questo binomio accresce la quantità dei servizi legati ad essa.
Di recente si stanno facendo spazio attività multimediali e digitali, come pagine web o social network, specializzate e destinate ad un pubblico che consuma o che si informa sulla Cannabis e si confronta con le proprie tecniche di coltivazione. Allo stesso modo, si stanno diffondendo a macchia d'olio siti, forum e community che offrono strumenti potenzialmente utili in questo settore. Un esempio da prendere seriamente in considerazione è la famosa pagina web weedmaps.com, creata da un imprenditore innovativo che è stato capace di comprendere e cogliere le potenzialità del suo esclusivo prodotto di nicchia. Si tratta fondamentalmente di un google map, con indirizzi utili, curiosità e recensioni sulla Cannabis, tutto in un unico sito in cui basta inserire il nome della città o il codice postale e consente a tutti gli utenti di accedere alle informazioni dei dispensari locali, coffeshop e centri medici più vicini al proprio domicilio, fornendo anche utili commenti relativi a queste attività; importante rilievo è stato acquisito dai servizi di delivery e consegna a domicilio di cannabis e derivati che trovano particolare impiego in questi periodi di Pandemia mondiale ed emergenza sanitaria.
Si tratta di tanti strumenti pratici che vengono utilizzati dai consumatori di marijuana a scopo terapeutico e non. Inoltre, in spagna si sono venuti a creare servizi ancora più specifici come, ad esempio, i Cannabis Social Club. Queste associazioni sono in costante aumento e, anche se rientrano come organizzazioni no-profit, girano attorno ad un nucleo di collaboratori pagati a tempo pieno. Un Cannabis Social Club è, fondamentalmente, un’associazione con uno stato nel quale sono portate per iscritto le regole della stessa e che è costituito da un gruppo di persone accomunate dalle stesse passioni, dove poter coltivare e distribuire erba privatamente, all'interno di un circuito chiuso, spesso istituito per scopi terapeutici anche se, in determinate circostanze, di facile accesso ai turisti. Come abbiamo potuto osservare, ci sono vaste, varie ed ampie opportunità per inserirsi nel sempre più crescente mercato della Cannabis.
L'economia che si regge su questa pianta si è già radicata in molti Paesi, ma saranno sempre di più quelli che ne seguiranno le orme. È ora il momento giusto per pensare alle opportunità che stanno affiorando, per poter essere pronti nei prossimi anni e poter godere di una posizione privilegiata. Che posizione ricopre l’Italia in merito alla regolamentazione del mercato della cannabis? Attualmente la prospettiva non è delle più rosee, nonostante in parlamento vi siano forze politiche che tentano di attuare delle modifiche alle leggi italiane in modo da rendere più tollerato e tutelato questo settore. Come concittadino italiano mi auguro che le autorità possano darsi una svegliata e aprire gli occhi, rendersi conto di quanto gli introiti ricavati dal mercato della cannabis regolamentata possano aiutare l’Italia ad affrontare questo lungo periodo buio e di crisi economica, creando soluzioni ambientali adhoc e riuscendo a sottrarre uno dei mercati principali delle mafie, al quale già oggi con la cannabis light è stato sottratto circa un terzo del mercato dello spaccio di Cannabis