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Gli estratti della Cannabis

Ogni volta che si entra in un hempshop non si può fare a meno di notare che la cannabis light e il Cbd vengono presentati sotto diverse forme che, come i fiori di cannabis, contengono del principio attivo.
Questi prodotti, visto l’attuale sviluppo del mercato, sono meno conosciuti nel territorio europeo e prendono il nome di estratti, che con diverse tecniche di lavorazione, rappresentano un concentrato di principio attivo separato dalle componenti vegetali dalla cannabis, che può, negli stati in cui è legale, raggiungere picchi di Thc e Cbd che non troveremo mai nei comuni fiori.
Indice delle sezioni
Vi illustreremo a titolo informativo le diverse forme di estratti e cercheremo di spiegare quali sono i passaggi chiave per ottenere un certo tipo di lavorazione, quali qualità preserva e quali invece si alterano nel momento dell’estrazione.
Prima di tutto i concentrati di cannabis vengono prodotti estraendo i componenti chimici (cannabinoidi, terpeni e tricomi) presenti nella cannabis. Esistono molti modi per operare, ma ogni procedimento comporta la separazione dei componenti chimici dai fiori di cannabis. La parola "tricoma" deriva dal greco e significa "crescita dei capelli”. Come visto nell’articolo precedente, sono piccoli cristalli che ricoprono le cime e contengono i cannabinoidi e i terpeni responsabili delle caratteristiche uniche della cannabis. Si presentano sottoforma di peluria bianca cristallina situata sulla superficie delle infiorescenze al quale conferisce la caratteristica collosa dei fiori. Sulle piante di cannabis i tricomi giocano un ruolo difensivo aiutandola a difendersi dal clima avverso e dagli insetti. I tricomi sono di aspetto cristallino, ma quando vengono manipolati, la loro resina interna viene rilasciata e diventano appiccicosi.
Abbiamo diverse tipologie di tricomi:
- Tricomi bulbosi: Questi tricomi minuscoli sono alti solo 25–30 micron e composti da 1–4 cellule. Sulle piante mature, questi tricomi formeranno una piccola bolla contenente resina.
- Tricomi capitati sessili: Questi tricomi si trovano in numero molto più elevato rispetto ai tricomi bulbosi.
- Tricomi capitati peduncolati: Conosciuti anche come tricomi ghiandolari, questi sono i tricomi più grandi presenti sulla cannabis. Misurano tra i 150–500 micron e sono responsabili della produzione della maggior parte dei cannabinoidi che ritroveremo poi nella sotto forma di estratti.
Come dicevamo, esistono varie tecniche e metodi per estrarre i principi attivi. Alcuni consentono ottimi margini di purezza, anche vicini al 100%, mentre altri offrono il 60% di purezza. Sebbene i metodi possano essere artigianali, dietro di loro c’è un’intera scienza basata sulla chimica. Il profilo di ogni particolare pianta di cannabis è in gran parte determinato dalla sua composizione di cannabinoidi. Quest’ultimi sono invece i composti chimici che agiscono sul sistema endocannabinoide del corpo e del cervello umani. Attraverso le ricerche, gli scienziati sono riusciti a isolare 113 diversi cannabinoidi (clicca qui) nella pianta di cannabis e comprendono il THC, che è la forza dominante responsabile del famoso “high” della cannabis, e il CBD, che è responsabile di molte delle notevoli proprietà mediche. In fine, i terpeni sono una classe di composti organici che si trova naturalmente negli insetti e nelle piante. Producono forti odori che probabilmente aiutano a proteggere le piante scoraggiando gli erbivori. Più di 120 terpeni sono stati trovati nella cannabis. Essi conferiscono ai diversi ceppi di cannabis il loro sapore, e possono migliorare e modificare i loro effetti medicinali e psicoattivi. Un concentrato ideale riuscirà a isolare e preservare sia i cannabinoidi di una pianta, sia i suoi terpeni.
Tipologia di estrazione
Il Kief è il più semplice tra i concentrati ed è composto dai tricomi (quelle ghiandole di resina cristallina che rivestono la superficie delle infiorescenze) che si staccano dal materiale vegetale essiccato, in genere mediante speciali setacci e un bel po’ di duro lavoro. I tricomi della cannabis sono strutture protettive che vengono prodotte dalle piante di sesso femminile durante la fioritura, il loro intenso sapore amaro e i forti aromi rendono la pianta sgradevole per gli erbivori e inibiscono lo sviluppo delle muffe. Quando viene separato dalla pianta, il kief ha l’aspetto di una polvere o di un polline e, dato che la produzione di cannabinoidi e terpeni si concentra soprattutto nei tricomi, questa polvere può essere utilizzata in diversi preparati per aumentarne la potenza, oppure può essere riscaldata per ottenere dell’hashish compatto. In genere il Kief è considerato un concentrato di bassa qualità, ma alcuni esperti estrattori riescono a ottenere un prodotto estremamente pulito e saporito usando la tecnica dry-sift.
Il contenuto di THC può variare dal 20% al 60%. Il dry-sift le cui concentrazioni di cannabinoidi oscillano tra il 35% e il 60%, è un famoso tipo di hash senza solvente, definita come una versione raffinata del kief. Il materiale vegetale viene fatto passare attraverso una serie di filtri a maglia con differenza di micron sempre piu stretti, in modo che rimangano solo le teste dei tricomi. Dovuto alla semplicità del processo, il dry sift rimane uno tra i metodi più facili per ottenere hashish. Tutto ciò di cui hai bisogno per produrre hash con questa tecnica è qualche buon setaccio a maglia fine 150/¬160 micron, per filtrare la materia vegetale, del buon materiale di partenza e un po’ di tempo a disposizione. Il livello della qualità è spesso determinato dal materiale vegetale e dai tricomi presenti nel prodotto finale. Quando viene setacciato in maniera professionale questo processo raccoglie esclusivamente le teste dei tricomi più grandi e perfette, e nessun gambo dei tricomi o materia vegetale. Il dry sift più puro si scioglie completamente quando viene esposto al calore e lo si conosce come hash dry sift full-melt.
Estrazione con acqua o ghiaccio
L’estrazione ice water (2 C° o meno) è uno tra i procedimenti più comuni utilizzati per fare fumo di qualità senza solventi. L’obiettivo principale di questa tecnica consiste nell’isolare le teste dei tricomi dove sono contenuti gli oli essenziali della cannabis dagli steli e dalla materia vegetale che hanno poca utilità medicinale. La qualità del fumo che ne risulta è spesso determinata dalle dimensioni delle teste dei tricomi che vengono isolate e dalla misura in cui si scioglie quando viene scaldato (essendo full-melt il top). La parte più importante di questo processo di estrazione è l’essiccazione del prodotto finale poiché se non viene essiccato correttamente può sviluppare muffa e altre forme di organismi microbiologici che sono potenzialmente dannosi per l’organismo.
Butane Hash Oil (BHO)
Conosciuto comunemente come BHO è un tipo di concentrato di cannabis che viene prodotto utilizzando il butano come solvente. Ci sono diverse variabili, tra cui la temperatura che influiscono sulla consistenza finale del BHO, in base alla consistenza il BHO assumerà diversi nomi, Butter, honeycomb, crumble. Per fare BHO si deve avere a disposizione della cannabis, del butano liquido e un tubo pressurizzato e riscaldato che si può acquistare in ogni hempshop. Il butano viene poi rimosso utilizzando l’evaporazione sottovuoto poiché il vuoto trasforma il butano dallo stato liquido in vapore rendendo più semplice la sua rimozione. Tra i risultati ottenuti, lo shatter per esempio è quel tipo di BHO che ha una consistenza simile al vetro e che quando viene maneggiato, frequentemente si spezza o frantuma.
Utilizzando il metodo BHO si ottiene un prodotto molto saporito e con un importante profilo terpenico la cui concentrazione di cannabinoidi può raggiungere il 75-90%. Ciò rende il BHO una scelta molto popolare tra gli utenti di cannabis a scopo terapeutico (clicca qui) che soffrono di dolore cronico, disordini del sonno e altri disturbi. Alcuni produttori optano per effettuare le estrazioni propano liquido anziché butano, in questo modo la pressione alta mantiene il propano nello stato liquido e l’estrazione avviene a temperature più basse, per via del fatto che il suo punto di ebollizione è minore rispetto al butano. La temperatura di estrazione determina i componenti che vengono estratti dalla cannabis. Quindi, questi due metodi di estrazione, butano e propano, producono concentrati diversi. In alcuni casi questi due procedimenti possono essere combinati per creare un prodotto con un profilo chimico più ampio.
CO2 Supercritica
L’anidride carbonica è un fluido supercritico, cioè che passa allo stato liquido quando viene sottoposto a una certa pressione. Contemporaneamente la CO2 è una sostanza chimica pura che si trova in natura e che non lascia tracce di residui, risulta quindi essere il solvente più puro. Per questo l’estrazione supercritica è un metodo standard che viene già utilizzato nelle industrie del cibo, del lavaggio a secco e in quella degli integratori a base di erbe. Il processo di estrazione con la CO2 permette di estrarre i componenti senza quasi tossicità; si utilizza un recipiente a pressione che contenga cannabis, poi si inserisce la CO2 supercritica che viene pompata attraverso un filtro nel quale, una volta abbassata la pressione, viene separata dal materiale della pianta. Successivamente la CO2 supercritica evapora e si dissolve nei cannabinoidi. Il problema di questa tecnica è Il costo delle attrezzature è decisamente superiore rispetto all’estrazione con l’alcool come solvente, ma ha una produzione più elevata e si perde meno materiale pregiato.
Estrazione con alcol
Noto anche come olio di cannabis e Rick Simpson Oil (RSO), l’olio di cannabis di pianta intera può essere somministrato oralmente o applicato direttamente sulla pelle. La via sublinguale di applicazione è il metodo di trattamento preferito da molti pazienti oncologici. L’assunzione con questo metodo, quindi attraverso la membrana mucosa, è un modo pratico di medicarsi che fornisce un assorbimento rapido ed efficace direttamente nella circolazione sistemica, grazie alla maggiore bio-disponibilità di cannabinoidi. Il vero olio di pianta intera si ottiene dalle infiorescenze della pianta di cannabis di sesso femminile e comprende molti cannabinoidi, tra cui il THC, il CBD, il CBN e altri oltre che i terpeni e altri componenti.
Oggi molte aziende vendono la propria versione di olio di Rick Simpson: alcune di esse ad alto contenuto di THC, mentre altre contengono solo componenti non psicoattivi come il CBD. I cannabinoidi hanno un’ottima solubilità in tipi di alcool come l’etanolo e l’isopropanolo, a condizione che il contenuto di acqua nell’alcool sia basso. Le tinture di cannabis fatte con l’etanolo formano parte della farmacopea ed erano facilmente reperibili per numerosi disturbi prima del periodo proibizionista. Utilizzare l’etanolo per estrarre i componenti benefici della pianta di cannabis è un metodo considerato molto più sicuro e decisamente più semplice rispetto ad altri. Per ottenere un estratto di questo tipo ci vogliono circa 3 minuti a bagno nel solvente scelto.
Rosin
Si tratta di una forma solida di resina che viene ottenuta applicando pressione e calore, generalmente con una pressa pneumatica di calore (o anche con una piastra per capelli quando la partita è piccola), per vaporizzare i componenti terpenici liquidi volatili. La tecnica del rosin è veloce, semplice e accessibile; permette a chiunque di creare hash di qualità senza solvente in questione di secondi. Per iniziare a fare Rosin e ottenere un prodotto finale di qualità non c’è bisogno di tanti strumenti quanti ce ne vogliono per altre tecniche di estrazione, ma solo di pochi strumenti base. Dato che non sono necessari solventi o macchinari costosi, il rosin è molto più economico da produrre. Il processo necessario per creare questo concentrato è anch’esso molto meno complicato rispetto a quello dell’estrazione tramite solvente, tanto che può addirittura essere fatto in casa. Con il sorgere di nuovi metodi gli estratti non vengono più solo usati per il semplice dabbing ma per molto più. Sono diventati uno strumento per creare prodotti a base di cannabis, siano essi prodotti commestibili o per uso topico. Gli estratti si stanno rivelando preziosi anche nell’ambito della ricerca scientifica e in quello della cannabis terapeutica.
Fonti