Un cappello da chef con l'inconfondibile sagoma della foglia di marijuana

La domanda che alcuni grower si possono porre dopo il processo di trimming delle piante è: cosa posso fare con questi preziosissimi scarti?

Abbiamo il consiglio giusto per voi, impiegateli in cucina! Al contrario di quanti molti credono, la cannabis è commestibile e può essere impiegata per prepararne piatti gustosi e nutrienti.

Ripercorrendo brevemente i tratti principali della pianta, non può sfuggire alla nostra rapida analisi l’origine di tutto, ovvero il seme di canapa, che in ambito alimentare ha proprietà nutritive molto importanti e può essere impiegato in sostituzione del frumento, particolarmente dannoso nei regimi alimentari specifici per celiaci. Le proprietà alimentari rendono la canapa un alimento molto nutriente, ricco di proteine vegetali e di aminoacidi essenziali, adatto a chiunque voglia seguire una tipologia di dieta sana. Essa diventa sempre più diffusa poiché cresce sempre più il numero di individui che si avvicina ad un tipo di alimentazione indicata come “sana” decidendo di approcciare ad una dieta vegetariana o vegana. Questi, per compensare alcune carenze alimentari, introducono nella dieta varietà di cereali fino ad ora meno considerati nella scelta culinaria quotidiana, soprattutto nella nostra cultura mediterranea dove il frumento è maggiormente utilizzato. Cereali come la segale o l’avena, considerati “cugini” del frumento, si possono trovare nell’alimentazione quotidiana delle culture anglosassoni e hanno proprietà nutraceutiche che li rendono particolarmente indicati per chiunque voglia mantenere un tenore di vita sano. Alcuni esempi sono: la quinoa, l’amaranto e l’avena, il nutriente grano saraceno, la segale; orzo; il mais; il riso; miglio; il farro.

Il seme di canapa.

I semi di canapa hanno importanti proprietà nutrizionali, contengono grandi quantità di proteine vegetali e di aminoacidi essenziali ad elevato valore biologico; sono una naturale fonte di fibre alimentari; contengono importanti vitamine del gruppo B: B1, B2, B6, vitamina D e vitamina E. Infine sono fonte di potassio e fosforo. I grassi contenuti nei semi, dai quali si estrae anche l’olio di canapa, sono grassi costituiti da Omega 3, Omega 6 e Omega 9. Tutti questi nutrienti essenziali donano ai semi di canapa proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. L’utilizzo dei semi di canapa nella dieta rinforza il sistema nervoso e aiuta a combattere diverse malattie (asma, acne, colesterolo, ecc.). La caratteristica interessante della farina di canapa è l’assenza di glutine. Con il termine glutine si intende attualmente una particolare classe di proteine, dette prolamine, presenti nel frumento (gliadine), nell’orzo (ordeine), nella segale (secaline). La condizione in cui si sviluppa un’intolleranza permanente al glutine si definisce celiachia.

Essa si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti, la cui assunzione determina una flogosi (infiammazione) cronica con lesioni non specifiche dei villi intestinali che si localizzano a livello dell’intestino. Le lesioni istologiche sono responsabili del malassorbimento di molti nutrienti nei segmenti intestinali interessati alla malattia. È frequente l’associazione della malattia celiaca con altre patologie autoimmuni. La mucosa intestinale, ampiamente danneggiata, provoca nel paziente spasmi muscolari dolorosi, terribili attacchi di diarrea e infiammazione. La terapia dietetica per la celiachia si basa sulla totale e perenne eliminazione di tutti i cereali e di tutti gli alimenti che contengono il glutine; pertanto, risulta evidente che l’introduzione della coltivazione della canapa può contribuire in modo consistente all’alimentazione dei celiaci.

canapa impiegata nel trattamento della celiachia.

Uno studio, pubblicato a gennaio 2013 nella rivista scientifica PLOS ONE, ha approfondito il ruolo della cannabis rispetto ai sintomi di questo disturbo. La ricerca è stata condotta dall'Università di Teramo e ha coinvolto alcuni pazienti celiaci sottoposti a biopsia intestinale per verificare i sintomi infiammatori della celiachia dopo avere ingerito glutine. Lo studio si basa sulla caratterizzazione dei recettori CB1 e CB2 di alcuni lipidi bioattivi presenti nel nostro organismo, gli endocannabinoidi, tra cui l’anandamide (AEA) è il principale rappresentante, al fine di valutarne l'espressione in pazienti affetti da malattia celiaca. Il sistema di endocannabinoidi, presenti in vari organi periferici, opera nel tratto intestinale, riducendone la motilità. Ne consegue una regolazione degli spasmi muscolari e quindi della diarrea, che porta così ad un maggior assorbimento dei nutrienti e quindi ad una attenuazione dei sintomi della patologia. La presenza degli endocannabinoidi è stata riscontrata anche nel tratto intestinale dei pazienti celiaci. Alcune di queste persone, che avevano fatto anche uso di cannabis, presentavano un quadro clinico migliore rispetto ai celiaci che avevano semplicemente seguito una dieta priva di glutine. I risultati hanno dimostrato che la presenza di cannabis nel corpo è un metodo naturale potenzialmente in grado di attenuare i sintomi della celiachia in maniera molto più efficace rispetto ai celiaci che da 12 mesi seguivano una dieta completamente priva di glutine. Gli studiosi, tra cui la dott.ssa Natalia Battista, coautrice della ricerca “Alterata espressione dei recettori dei cannabinoidi di tipo I e di tipo II nella celiachia”, ritengono, comunque, che non sia ancora il caso di esprimersi in maniera certa, poiché ancora non esistono dati derivanti dalla comunità scientifica.

La canapa alla ribalta.

Tra tutti i cereali conosciuti in commercio, la canapa resta quella meno considerata nonostante le sue straordinarie proprietà nutraceutiche. La coltivazione, la lavorazione, e l’utilizzo in ogni ambito possibile e immaginabile, fa parte dell’evoluzione della storia italiana, e nonostante tutto il proibizionismo degli anni passati ha costretto la cannabis o la canapa, a muoversi nell’ombra, cadendo nel dimenticatoio per paura di ripercussioni legali. Dal 2016 con la regolamentazione della cannabis light, si è dimostrato un nuovo interesse per le piante da fibra, e per la canapa in particolare. L’apertura alla coltivazione fissa le modalità da seguire da parte degli agricoltori interessati, così da evitare confusione con le coltivazioni da droga. Le varietà di Cannabis Sativa, ammesse alla coltivazione nell’ambito dell’Unione Europea, elencate nell’allegato XII del Reg. CE 1251/1991, devono contenere un tenore di THC (tetraidrocannabinolo), il principio psicoattivo della cannabis Indica presente nelle infiorescenze, inferiore allo 0.2% in Europa, e lo 0,6% in Italia; il Cannabidiolo (CBD), presente nei semi, non ha alcun effetto, ed è ormai risaputo che i semi non contengono mai THC. Giunti a maturazione in tarda estate, sviluppano un guscio duro e sottile di colore grigio o marrone ed hanno l’aspetto di piccoli granelli color giallo-paglia e si presentano al palato con una consistenza morbida e dal gradevole sapore di mandorla. Generalmente in commercio si possono trovare ‘decorticati’, e quindi privati del tegumento, oppure interi, e quindi dotati di tegumento.

È proprio dal seme che ha origine il tutto, si può ricavare del freschissimo latte vegetale a breve conservazione, dai residui della creazione del latte, si ottiene della proteica Okara di Canapa con il quale preparare gustosissimi burger di lenticchie e canapa, ceci e canapa, insomma, il tutto a discrezione dello chef. Ma la lavorazione maggiormente utilizzata è proprio quella della farina, che consente un utilizzo del seme più familiare e creativo. Essa si presenta, morbida, di colore bruno ambrato, leggermente impalpabile e apporta alle preparazioni un patrimonio di preziosi nutrienti, conferendo un leggero gusto di nocciola e un bel colorito bruno agli impasti ove è aggiunta. Ha, inoltre, un apporto calorico inferiore rispetto a quello della farina di frumento, in quanto l’energia è fornita prevalentemente dalle proteine anziché dall’amido

Streaming e Cooked with cannabis.

Chiunque in casa possiede ormai un account Netflix, ebbene, la famosissima piattaforma di streaming non è nuova ad interfacciarsi su problemi come cannabis e proibizionismo; infatti, è possibile vederne tutt’oggi numerosi documentari. Ma quello che ci interessa nell’articolo sono gli show cooking, e infatti sulla piattaforma possiamo passare allegramente il nostro pomeriggio in compagnia di uno spino e programmi come “fatto con la cannabis” ovvero “cooked with cannabis”. Uno show di cucina, a patto che si cucini con un ingrediente di base, la cannabis!

Nel programma i partecipanti si sfideranno a colpi di ricette dilettandosi in sfide tra chef rinomati e abili nell’uso e nel dosaggio di THC e CBD. Il format originale, Cooking with Cannabis, è del 2020 ed è arrivato nel catalogo italiano un annetto dopo. Ma in cosa consiste questo programma? È molto semplice, in ogni episodio tre chef provenienti da diverse aree degli Stati Uniti, non tutte aperte verso l’uso ludico della cannabis, dovranno realizzare un menu di tre portate in cui i diversi strain di cannabis siano protagonisti ed esaltatori di gusto. Il menu sarà classico e si compone di un antipasto, di un piatto principale e di un dolce: il giudizio è affidato a una giuria composta da varie celebrities.
Il premio finale è di 10.000 $ da investire nel proprio locale. L’elemento interessante del programma consiste nella scoperta delle tante varietà utilizzate dagli chef, selezionate in base al gusto, all’aroma e al profumo; senza trascurare la sapiente gestione dei principi attivi da parte dei concorrenti, microdosati in ogni piatto e scelti a seconda degli effetti che si vuole abbia il piatto. Questo elemento fa sì che una delle variabili nella costruzione del menu sia il mantenimento dell’equilibrio delle dosi: ci sono chef che vanno in crescendo, altri che preferiscono mantenere livelli costanti dei principi, altri che optano per il THC in apertura per poi contrastare l’effetto psicoattivo con quelli medicinali, calmanti del CBD. Ma poiché nella maggior parte del mondo non sia possibile replicare ricette a base di cannabis con caratteri così specifici, lo show si è fermato ad una sola edizione da 6 puntate di mezz’ora circa.

Joe Bastianich e il suo investimento sulla cannabis.

L’imprenditore Joe Bastianich, noto anche per aver ricoperto il ruolo di ex giudice di Masterchef e star tv, ha deciso di scommettere ancora una volta sul futuro e sull'Italia. Aprendo gli occhi, finalmente, ha deciso di investire sul mercato della cannabis, in particolare nel campo alimentare. Così è entrato in contatto con l’azienda italiana FlowerFarm, ed ora promette di portare presto la cannabis anche come protagonista in cucina. L’imprenditore dichiara:

“È un altro degli utilizzi di questa straordinaria pianta. La cannabis ha ottime qualità organolettiche che la rendono un vero e proprio healty food. […] con Flower Farm, abbiamo costituito una nuova società, la Flower Farm Food, e stiamo formulando una serie di prodotti sia food che beverage con particolare attenzione verso gli aromi naturali della pianta che possono conferire tutta una serie di sapori e proprietà nutritive ai piatti. Non posso svelarvi ancora molto. Ma ne sentirete parlare presto".

Afferma di aver scelto l’Italia perché in America il mercato della cannabis è già legalizzato da tempo e come imprenditore avrà avuto modo di vedere gli effetti positivi che ha avuto sia sull'economia che in campo sociale. Il nostro amato Joe si è interessato alla produzione italiana quando si è aperta alla produzione e commercializzazione di cannabis non psicoattiva (senza Thc) ad alto contenuto di Cbd. Bastianich afferma inoltre:

"Non solo, si tratta anche di benessere. Pure la comunità scientifica internazionale ne ha riconosciuto gli effetti benefici per diverse patologie. E poi c'è il tema, a cui sono molto legato da tempo, della sostenibilità ambientale per gli infiniti utilizzi della pianta. Credo sia un prodotto naturale tra i più versatili e sostenibili possibili, che quindi rappresenta il futuro, sia per il benessere delle persone e dell'ambiente, sia a livello economico, per l'impulso che offre all'economia, all'occupazione. Ha tutto lo spazio per diventare un'altra eccellenza del made in Italy di qualità".

In conclusione.

Quando ci reputiamo appassionati di un qualcosa, in questo caso cannabis, la norma vuole che si affronti e si indaghi sulle sue potenziali caratteristiche, applicate in ogni campo che possa essere utile e migliorare la vita sociale degli individui, evidenziandone i fattori di maggior efficacia. La cannabis non è solo fumo e alterazione della percezione. Grandi imprenditori come Bastianich e altri vip americani, ci dimostrano l’importanza di valorizzare una risorsa naturale così versatile. Ogni settore può trarne beneficio da essa, eppure, specialmente in Italia, ancora si stenta a darle lo spazio che merita. Bioplastica, Biocarburante, cibo in quantità e di qualità, medicina per il corpo e per la mente, green economy, trasformazione energetica, sono solo alcune delle parole chiave legate alla pianta miracolosa. Sicuramente dovremmo assistere ad un cambio generazionale lungo e consistente per poter cambiare le cose in un futuro prossimo. Non so se mai sarò in vita per poter assistere ad un cambiamento tanto sperato, ma nel frattempo non possiamo che cercare di spianare il terreno per il lavoro che effettueranno i posteri, poiché a loro verrà affidata l’ardua sentenza del lavoro svolto sui diritti civili, dallo scempio che possiamo definire l’attuale politica italiana.

 Fonti

tvblog.it

paginemediche.it

repubblica.it

wikipedia.org

playblog.it

zoeseeds.com

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