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- Écrit par : Francesco Nicoletta
- Catégorie : Cannabis e cultura
Criptovalute, NFT e Cannabis

Chi non ha mai sentito parlare di criptovalute? Bitcoin, Etherium, Doge coin, ma cosa sono effettivamente?
come possono essere ricollegarle al mondo cannabico?
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Innanzi tutto, bisognerebbe comprendere a grandi linee cosa siano effettivamente le criptovalute; esse sono monete virtuali decentralizzate ciò significa che le valute non si trovano sotto il controllo di istituti finanziari o governi e quindi non vengono emesse e protette da un governo o una banca centrale. Il loro primo intento è quello di funzionare come metodo di pagamento, ma oggi si può investire o fare trading come qualsiasi altra valuta o produrla attraverso il mining. Il loro andamento non è legato alla performance dell'economia di un particolare paese ed i tassi di interesse e le politiche monetarie non hanno alcun impatto sul loro valore. Le criptovalute sono gestite da una rete di computer privati e server in cui possono essere acquistate o vendute in un conto exchange detenute nei ‘wallet’ o portafogli di criptovalute legate all’account degli utenti registrati. Rispetto alle monete tradizionali, la moneta digitale non ha una sua forma materiale e ha un valore virtuale, esse vengono registrate nella blockchain ovvero una tecnologia che sta a supporto delle criptovalute. Qualora un utente volesse trasferirle un tot di monete a un altro utente potrebbe effettuare la transazione direttamente al portafoglio del destinatario.
Cos'è la Blockchain?
La blockchain è un registro digitale condiviso di dati in cui vengono registrate cronologicamente ogni unità di criptovaluta e traccia i vari trasferimenti da un utente all’altro registrando transazioni all’interno di ‘blocchi’ di dati a sua volta inserito all’inizio della catena di dati. La tecnologia blockchain ha dei sistemi di protezione dati che i file dei computer tradizionali non hanno, come per esempio:
- Il consenso del network, ovvero quando un file della blockchain viene registrato su diversi computer attraverso il network resta leggibile da chi fa parte della rete. Questa caratteristica rende i dati raccolti trasparenti e molto difficili da alterare rendendoli quasi privi di punti deboli e protetti dagli attacchi dei pirati informatici, o da eventuali errori umani o del software.
- Sono inoltre dotate di crittografia, cioè i blocchi sono collegati fra loro da un sistema crittografato, frutto di calcoli matematici complessi e informatica avanzata.
Cannabis e Criptovalute.
Come per ogni sfaccettatura del mercato, anche in quello della cannabis possiamo riscontrare timidi tentativi dell’applicazione di questa tecnologia di valuta digitale al mercato cannabico, ma cerchiamo di capire come. Il mercato delle criptovalute, considerato come un vero e proprio fenomeno tecnologico in costante crescita, ha permesso alle radici della cannabis di ancorarsi al suo fertile terreno nel quale è riuscita a ritagliarsi un piccolo spazio e prosperare, soprattutto nel continente oltre oceano, (e dove senno?). In America sono molte le imprese del settore cannabico che utilizzano le criptovalute per le proprie transizioni ed il motivo dell’approdo alle criptovalute è per via della mancanza di regolazione a livello federale e alcune banche pare si siano dimostrate riluttanti a fornire i loro servizi ad aziende impegnate in questo prospero settore. Questo essenzialmente è il motivo per il quale le aziende abbiano ricorso all’impiego di monete virtuali, suscitando tanto interessa da far in modo che siano state create monete virtuali appositamente per le transazioni riguardanti i prodotti cannabici. Lo stesso scenario lo abbiamo vissuto in italia agli esordi delle infiorescenze di cannabis light che prevedeva il rifiuto verso le transizioni economiche riferite alla stessa categoria merceologica l’abbiamo vissuta anche in Italia, come per esempio Banca Sella, Paypal, Sumup, sono tutti sistemi che attualmente (o fino a poco tempo fa) hanno arrecato non pochi disagi ai piccoli e grandi commercianti italiani, che si sono visti rifiutare le transizioni attraverso il Pos.
Vediamo alcune delle più diffuse monete digitali legate e nate dall’esigenza della cannabis Industry.
- La prima è la moneta PotCoin (Gennaio 2014), è stata una delle prime criptovalute nell’industria della cannabis. Fu inizialmente progettata per risolvere i problemi bancari di quelle persone che cercavano di effettuare transazioni riguardanti la ganja legale. In origine, questa criptovaluta cercava infatti di capitalizzare sulla legalizzazione della cannabis in Colorado, persino con l’installazione di un bancomat PotCoin presso un dispensario di marijuana nello stato americano. Tuttavia, la valuta non riuscì a lasciare il segno e rimase nell’ombra fino al 12 Giugno 2017. Poi un comunicato stampa e un video dell’ex star della NBA Dennis Rodman che indossava una maglietta con su scritto potcoin.com ha permesso di ricevere un aumento del 76% del suo valore in un solo giorno.
- La moneta CannabisCoin nasce subito dopo il Potcoin e si tratta di una valuta open source peer-to-peer basata su proof-of-work che come il POT mirava a facilitare le transazioni per i dispensari di marijuana medica. Mentre inizialmente guadagnò molta popolarità, non riuscì in seguito a fornire molti rendimenti per gli investitori. Concentrandosi sul suo mercato, CannabisCoin si propone di convertire criptovaluta direttamente in fiori di cannabis. Sotto il nome “CANNdy” esiste infatti una linea di medicinali e ceppi di marijuana cresciuti con lo scopo specifico di essere scambiati “al tasso” di 1 CannabisCoin = 1 grammo di farmaco. L’offerta totale di questa criptovaluta è fissata a 91,8 milioni, con oltre 77 milioni attualmente in circolazione. La valuta ha una capitalizzazione di mercato di $ 5,2 milioni.
- La DopeCoin fu fondata nel Febbraio 2014 da Adam Howell, meglio conosciuto con il soprannome di “Dopey”. Ancora oggi si sa poco sui mercati specifici che la valuta serve, tranne che la sua missione: «è quella di fornire agli appassionati della marijuana un modo moderno e sicuro di fare affari nel XXI secolo». Ideata con la visione di creare una “Via della seta” per le transazioni della marijuana in tutto il mondo, la fornitura di DopeCoin è limitata a 200 milioni, con circa 117 milioni attualmente in circolazione. È anche una valuta su cui è possibile guadagnare un interesse annuale del 5%, ha attualmente una capitalizzazione di mercato di circa $ 7,7 milioni.
- Anche Hempcoin è l’ennesima moneta che entrò in vigore nel 2014. Il proprio focus non fu tanto sulle persone che lo usano per comprare erba, quanto per essere utilizzato dall’industria agricola e dai dispensari di cannabis per scopi medici/ricreativi. Il sito web di HempCoin afferma che la moneta può essere utilizzata per “facilitare le transazioni tra i coltivatori di marijuana e i negozi al dettaglio”, oltre all’acquisto di attrezzi e strumenti usati per coltivare marijuana.
- La CannaCoin viene registrata su una blockchain decentralizzata usando la tecnologia Peer2Peer. Anche essa fu sviluppata nel 2014 e, come descritto dai suoi fondatori, è costituita da “un gruppo di appassionati di cannabis che lavorano per lo sviluppo futuro di applicazioni di criptovaluta legate alla produzione di cannabis, semi, estratti, impianti di soffiatura del vetro, produzione di stazioni vape e dab, e altro”.
Cannabis ed NFT (token non fungibile)?
Gli NTF o non fungible token (gettone non replicabile) sono delle opere digitali, uniche, non modificabili e registrate su blockchain, quindi dalla proprietà univoca e certificata. Rispetto alle criptovalute, sostituibili, i token non sono in alcun modo intercambiabili tra loro. Dal disegno, alle gif, ai video, tutto può diventare un NFT, purché sia digitale. Come ogni novità, anche gli NFT sono stati accolti con grande interesse, ma anche con altrettanto scetticismo, definendoli spesso come dei semplici Jpg che è possibile salvare con il tasto destro del mouse. La realtà dei fatti è ben diversa: ogni NFT apre, ai soli proprietari, le porte a un universo di beni e servizi dedicati ed esclusivi.
NFT Report 2020, pubblicato da Atelier BNP Paribas e Nonfungible.com, documenta che il mercato degli NFT ha superato i 250 milioni di dollari (valore triplicato nell'ultimo anno), con un +66% di compratori e +24% di venditori. Una delle cause principali di questo interesse esponenziale è da ricercarsi nell’attenzione di brand internazionali della moda, dello sport, dello spettacolo e del lusso che hanno iniziato a cavalcare l’onda di contenuti, beni e servizi offerti in esclusiva unicamente ai possessori di NFT. Anche la cannabis, come sta succedendo ai beni più disparati, viene “tokenizzata” cioè venduta, certificata NFT, il che significa che è unico al 100% e non può essere negoziato per sostituzione, in una linea premium che promette sconti, confezioni speciali e la possibilità di partecipare ad eventi esclusivi.
Cannabis certificata.
Che vuol dire acquistare un NFT legato al mondo della cannabis? Vuol dire anche acquistare cannabis certificata prodotta in un tempo e in un luogo preciso, raccolta secondo determinati criteri e con certe qualità, quindi in una prospettiva di blockchain. L’idea di rendere Ntf la cannabis è stata del Crypto Cannabis Club (che al momento conta 21 mila iscritti) non è nuovo a iniziative a questo tipo di merceologia digitale poiché nel luglio 2021, Ryan Hunter il ceo della società, ha raccontato al Financial Times:
«abbiamo lanciato una raccolta di NFT di personaggi ispirati alla cannabis. Si chiamano NFTokers e sono stati molto popolari nelle comunità di cannabis e NFT. Da quando abbiamo lanciato la nostra collezione, abbiamo lavorato costantemente per costruire una comunità di appassionati di criptovalute e cannabis […] Abbiamo una community Discord molto attiva, ospitiamo sessioni settimanali su Twitter Spaces e abbiamo ospitato diversi eventi per i membri della nostra community nel mondo reale. Stiamo costruendo proprietà Metaverse e un gioco basato su NFT per i membri della nostra community".
Il Metaverso?
Oggi si sente parlare molto di metaverso, soprattutto dopo che il Ceo del più famoso e influente social network, Mark Zuckerberg, ha deciso di cambiare il proprio nome da Facebook a Meta, proprio per richiamare il concetto del metaverso che sembra essere alla base della nuova concezione di social network. Del resto, legati a questo mondo digitale ci sono moltissimi vip e superstar. Snoop Dogg, uno dei rapper più celebri dei nostri tempi, ha iniziato ad investire nel mondo digitale, qualcuno è riuscito ad accaparrarsi il lotto abitabile vicino la casa digitale di Snoopy, diventando il vicino virtuale alla modica cifra di 450.000 dollari americani. Il rapper americano è stato una delle prime celebrità a creare il suo universo interattivo nel Metaverso di The Sandbox, chiamato ovviamente "Snoopverse" dove i residenti possono essere chiamati Snoopites o Snoopers. Ai residenti virtuali dello Snoopverse viene anche data la possibilità di costruire i propri terreni, che sono a disposizione dei visitatori. Secondo quanto riferito da Consequence of Sound, il nuovo "vicino di casa" di Snopp Dog avrà l'accesso ad una serie di vantaggi speciali, tra cui figura l'accesso a feste esclusive per soli membri nella replica digitale della villa che il rapper possiede in California.
Ryan Hunter, considerato un veterano delle industrie della tecnologia, della finanza e appunto della cannabis, ha le idee chiare sulla redditività del Crypto Cannabis Club e degli NFT.
«Chi ama le criptovalute, i giochi e l'arte digitale è solitamente anche un consumatore di cannabis": il 60% dei membri della community acquista cannabis mensilmente e l'altro circa il 40% acquista cannabis settimanalmente, "il che - ed è questo il punto - è molto interessante per i nostri partner di prodotti e accessori di cannabis»
Stando alla concezione del metaverso, dunque, pare che si possa arrivare ad acquistare un bene virtuale, pagato in criptovalute, per vederlo materializzarsi a casa propria come se fosse stato acquistato in un normale negozio attraverso l’E-commerce. Per il momento sembra essere un nuovo mercato che fa gola a tutti quanti, ma cosa dovesse succedere se tutto ciò finisse da un giorno all’altro o se si rilevasse un flop? Grandi fette di capitale investito potrebbero sparire nel nulla lasciando la delusione e l’amarezza in bocca agli investitori; ma se tutto questo non dovesse accadere Gli NTF, il metaverso e le criptovalute, potrebbero essere gli ingredienti di base per la costruzione di un nuovo mercato, di nuove possibilità di scambio e di produzione dei beni. Con questa prospettiva una realtà come quella del film “ready number one” che riconduce l’esistenza degli individui in un mondo virtuale dotati di avatar altamente personalizzati e impersonati, non sembra lontana tanto da far apparire alieno il mondo reale. È utile aspirare al Piante Marte quando si potrebbe creare un pianeta digitale e farla diventare fonte di ricchezza? Vi lasciamo riflettere.
Fonti: