- Détails
- Écrit par : Francesco Nicoletta
- Catégorie : Cannabis e cultura
Cannabis e Cinema

Quante volte abbiamo letto l’avviso di netflix in cui chiedeva se stessimo ancora guardando o meno?
Magari in tutto questo con un bel cannone in mano e lo sguardo perso nel vuoto o in seguito ad un profondo colpo di sonno da cannabinoidi.
Index des sections
Con l’avvento delle piattaforme di streaming un sacco di film a tema cannabis hanno varcato la soglia dei nostri dispositivi per raccontare come la cannabis sia diventata protagonista di numerose pellicole, serie, commedie e documentari. Come sappiamo, in base alla scelta della genetica di cannabis sortirà al nostro corpo un diverso effetto, ma in genere qualsiasi tipologia di cannabis, purché assunta responsabilmente, può essere nostra compagna di viaggio per tutta la durata del film. Il cinema attraverso le sue diverse interpretazioni potrebbe aiutare a modificare l’opinione comune sul tema delle sostanze stupefacenti. Il loro rapporto ha dato vita soprattutto ad una significativa produzione di commedie che illustra e descrive la relazione tra l’uomo e la cannabis.
Il periodo del proibizionismo degli anni '30 coincide con la nascita del cinema moderno in cui la cannabis, al pari dell’alcool, subì una severa repressione da parte del Governo americano e di conseguenza il cinema fu costretto ad adeguarsi. In quegli anni, contemporaneamente al razzismo nei confronti della cultura Ispanica, si puntò sulla criminalizzazione dell’erba che fu soprannominata come la “droga dei pigri”. Fu additata come la causa di atti efferati contrari alla sicurezza ed al bene della comunità. Da quel momento l’erba ha permeato le sceneggiature trasferite sul grande schermo, venendo diversamente rappresentata a seconda del periodo storico di riferimento.
Il ruolo della cannabis nella cinematografia
Da droga capace di generare follia assassina a sostanza necessaria ad una sana rilassatezza, dalla capacità di evocare suggestioni e stimolare attitudini artistiche a mero svago ed alleggerimento della condizione esistenziale, da sostanza capace di provocare perversioni o trasformare eterosessuali in omosessuali a strumento per far sentire ‘alla moda’ chi la assumesse. Sono infiniti gli stadi che sostanze come la cannabis hanno attraversato nelle varie fasi evolutive della società umana. Il cinema, superata la fase iniziale di forte repressione, ha fortemente contribuito alla creazione di una controcultura, divenuta in seguito una cultura a sé stante, dell’accettazione dell’uso della cannabis nella società. Negli anni ’30, e quindi nel pieno periodo del proibizionismo, avviene l’associazione della cannabis a qualcosa dal sapore occulto e perverso.
Uno dei titoli più rappresentativi dell’epoca è "Marijuana: l’Erba del Diavolo" frutto dell’arte di Dwain Esper, ex imprenditore edile innamoratosi della cinematografia a cavallo degli anni ’20. Dwain può vantare diversi film su temi riconducibili a perversioni varie o manie: ‘Assassin of Youth’, ‘Sex Madness’, ‘Sex Maniac’, ‘Narcotic'. Reefer Madness. Quest’ultima fu distribuita nelle sale statunitensi mostrando situazioni allora scandalose, quali sesso gratuito, scene di nudo parziale, promiscuità sessuale ed efferati omicidi e suicidi causati dal consumo di droghe. Il film però risulta palesemente inaccurato e iperbolico nello stigmatizzare la cannabis come causa di ogni male della società, inclusi omicidio e stupro. Nella sua totale ignoranza, vera o simulata, dell'improbabilità degli argomenti trattati, il film sprigiona un'involontaria comicità amplificata da situazioni artefatte, dialoghi irreali, ruoli stereotipati e recitazione ostentata.
Alcuni titoli per i cultori
Il tema della canapa lo si riscontra nel 1936, anni delle Olimpiadi naziste. La pellicola si Intitolata 'Follia d’amore' vedeva protagonista Dorothy Short che, insieme a Kennet Craig interpretano due liceali dediti al consumo di cannabis e, per questo ne combinano di ogni colore. L’intento era, ovviamente, quello di dissuadere i giovani dal fumarla, in quanto portatrice di irreversibili danni cerebrali, oltre che a divenire soggetti pericolosi per la società.
Nel 1943 venne prodotto un documentario della durata di 15 minuti 'Hemp for Victory' scritto da Brittain B. Robinson interpretato da Lee D. Vickers per la regia di Raymond Evans. Si trattava di un “corto” prodotto per incoraggiare i contadini affinché coltivassero canapa durante la Seconda guerra mondiale.
Nel 1958 è Orson Welles con 'Touch of evil' a parlare della pianta a 7 punte: ad un certo punto del film la protagonista viene rapita e rinchiusa in una camera d’albergo e obbligata ad assumere cannabis. Le scene erano girate per far presa sullo spettatore che, impaurito, tornava a casa convinto che la canapa facesse diventare spietati assassini o stupratori seriali.
La cannabis rimane un tema ricorrente e fondamentale, legato maggiormente alle tematiche giovanili ed adolescenziali, fino a quando guadagna un rilievo sociale negli anni ’60, Easy rider del 1969, ha come protagonisti consumatori di canapa che non sono i delinquenti, bensì lo sono i disinformati.
'Up in smoke' del 1978 narra il viaggio di due fumatori incalliti di marijuana in giro per l’America con il loro furgone carico d’erba. Lungo il loro percorso incontreranno poliziotti travestiti che cercheranno di arrestarli, fingendo di aiutarli e trainando il loro furgone in panne. La letteratura e il cinema diventano così il canale preferito da chi fa controcultura per propagandare una visione alternativa del mondo e della vita che passa anche attraverso l’uso di sostanze stupefacenti. Gli anni ’70 vengono aperti dall’uscita del film che rappresenta la svolta in materia: ‘Zabriskie Point’ dell’italiano Michelangelo Antonioni. Questo è il secondo di tre lungometraggi da lui girati in lingua inglese, preceduto da 'Blow-Up' nel 1966, seguito da ‘The Passenger' nel 1975. Le sostanze stupefacenti diventano così da strumento per esplorare nuove frontiere della conoscenza interiore del rapporto e del sociale, strumento per ribellarsi alla società borghese, all’imposizione religiosa, all’establishment in una parola.
In quell’’epoca storica danno il proprio contributo ad una diversa percezione delle sostanze anche i documentari sulla vita delle comuni, i concertoni come Woodstock che diventano situazioni perfette per manifestare contro il sistema. Il consumo di cannabis viene rappresentato e mostrato come parte fondamentale della cultura alternativa dei giovani, dei creativi, dei ribelli fino a buona parte degli anni ’70. Le prime affermazioni sugli effetti positivi del consumo di sostanze psicotrope, cannabis compresa, ci vengono così proprio da questo periodo. Negli anni ’70 per le droghe in generale e in particolare per la cannabis, inizia un periodo di contraddizioni. L’avvento di sostanze molto più pesanti ed oggettivamente più pericolose, porta l’opinione pubblica a demonizzare qualsiasi prodotto illegale. Sul versante opposto la dura opposizione della controcultura si sedimenta e rivendica la differenza significativa, anche in termini di cura e salute, della cannabis rispetto alle altre sostanze presenti sul mercato.
Nella cinematografia italiana, Antonio De Curtis, in arte Totò, è protagonista di 'Che fine ha fatto Totò baby?' in cui cercava di convincere della malvagità della canapa. Nel film l’attore riveste il ruolo di un feroce assassino, diventato tale dopo aver mangiato canapa scambiandola per insalata. Passerà molto tempo prima che anche in Italia si possa parlare di cannabis con ironia: 20 anni fa ci ha pensato Nanni Moretti con “Aprile” a spiegare la canapa in maniera fresca e briosa provando su se stesso gli effetti.
I film in generale non si astengono però dal rimarcare il fatto che la marijuana è e resti illegale. Chi viene pizzicato con il fumo finisce in galera. Per tutto il ventennio ’70-’80 la cinematografia americana si preoccupa di mettere il bollino di sicurezza alle pellicole che affrontano il tema delle ‘droghe’. Con il passare degli anni e giunti nel ’90, in America, il tema della legalizzazione torna sotto i riflettori. La pellicola 'Paura e delirio a Las Vegas’, che da bestseller letterario è diventato un film, ne è la dimostrazione. Alcuni film raccontano anche situazioni di dipendenza da droghe pesanti che pesano sul capo di poveri avventurieri senza scampo, come ‘Trainspotting’.
Il film ‘American Beauty’ usa la potente metafora del consumo di cannabis come via d’uscita dall’incubo americano. Il motto ‘sesso, droga e rock’n’roll’ diventa quasi un comandamento dello showbiz hollywoodiano che non conviveva volentieri con il conformismo bacchettone della cultura più conservatrice.
'Il grande Lebowski', la storia di un disoccupato fumatore di erba, Jeff “Drugo” Lebowski, che dedica la maggior parte del suo tempo a giocare a bowling e a fumare. La sua vita verrà improvvisamente stravolta a causa di uno scambio di persona per un caso di omonimia.
Tecnica e linguaggio cinematografici lo hanno reso un “must” della storia del cinema: eccezionale inventiva di ripresa e sceneggiatura maniacalmente attenta alla psicologia dei personaggi, trasportano lo spettatore in un intricato ed esilarante racconto sui molti punti deboli dell’essere umano.
Il 1995 è l’anno di 'The Hemp Revolution, La Rivoluzione della canapa' per la regia di Anthony Clarke, in forma molto chiara e sintetica spiega i tanti usi e le proprietà della cannabis, ma anche quali sono stati i motivi e gli interessi economici di alcune potenti lobbies che hanno portato al proibizionismo.
'L’erba di Grace' (Saving Grace) è un film del 2000 diretto da Nigel Cole. La pellicola ambientata in Cornovaglia tratta le difficoltà finanziarie della protagonista, amante del giardinaggio, che cerca di salvare almeno la casa dopo la morte del marito, avviando in proprio una piantagione cui dedica cure e amore.
Altra pellicola di inizio secolo è 'Ci vediamo venerdì' (Friday). Film comico sulla vita quotidiana di due adolescenti cresciuti nel ghetto. Tutto si svolge in un solo giorno ed è incentrato sulle innumerevoli disavventure dei protagonisti, interpretati da Chris Tucker (Smokey) e Ice Cube (Craig). La loro giornata si trascina fumando marijuana, dopo aver saputo del licenziamento di Craig e cercando di uscire dalla serie di guai in cui, immancabilmente, continuano a cacciarsi.
'Due sballati al college' (How high) è, invece, una commedia del 2001. Siamo all’Università di Harvard e ci sono due studenti fumatori d’erba. Silas e Jamal. La trama si sviluppa intorno alle ceneri di un amico morto, Ivory e al suo ritorno come fantasma, accorso in loro aiuto per fargli superare il test di ammissione al college, facendoli risultare molto preparati. In una serie di episodi che metteranno sottosopra il campus, i due scopriranno se stessi. Quando l’amico muore, Silas fa uso delle sue ceneri come fertilizzante per un nuovo lotto di marijuana.
'Fratelli in erba' è del 2010 parla dei gemelli Bill e Brady Kincaid che sono assolutamente indistinguibili ma solo per l’aspetto fisico. Infatti, mentre uno è scappato dalla cittadina di provincia in cui sono nati ed è diventato professore di filosofia, l’altro è rimasto al paesello dove ha messo in piedi una florida coltivazione di marijuana con relativo commercio illegale. Le loro vite tornano ad incrociarsi quando il coltivatore, richiama il Prof. inscenando la propria morte. Il vero obiettivo è convincerlo a sostituirsi a lui per un giorno, in modo da avere un alibi perfetto per il crimine che ha in mente di commettere.
'Strafumati? (Pineapple Express) per esempio, il famoso film con James Franco e Seth Rogen, che vede la comparsa di attori famosi di Hollywood, tratta la materia cannabis in maniera leggera e con ironia. Il tema della legalizzazione acquista sempre più consistenza nel mondo del cinema, con tutte le conseguenze positive del caso.
Di recente abbiamo 'Kid Cannabis' infatti è una commedia americana del 2014. È basato sulla storia vera di un abbandono di adolescenti dell’Idaho, ricostruisce un traffico di stupefacenti attraverso i boschi al confine tra Canada e Stati Uniti. Per gli abbonati Netflix sono disponibili reality in cucina a base di cannabis. Si chiama ‘Fatto con la cannabis’ ed è un vero e proprio programma in cui la protagonista è la nostra amata pianta. In ogni puntata tre chef si sfidano con un menù di tre portate a base di cannabis dosando sapientemente foglie, infusi con Thc e salse al Cbd. Ogni volta troveremo degli ospiti speciali che assaggeranno e giudicheranno il piatto decretando il vincitore. Tutto molto simile a Masterchef ma qui c’è anche la cannabis. A condurre il programma sarà la cantante Kelis, conosciuta come Mikshake che si è detto davvero eccitata per questa nuova avventura. Non è il primo coooking show in cui la nostra pianta diventa protagonista. In passato c’era già stato ‘Strafatti in cucina’, un format abbastanza simile che aveva avuto un discreto successo. Ricordiamo in fine che la piattaforma on demand non è nuova al tema del consumo di cannabis, si possono trovare vari film e serie tv sull’argomento, come ad esempio 'Weed the people' o 'Grass is greener', 'Weeds'.
Fonti