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- Written by: Francesco Nicoletta
- Category: Therapeutic cannabis
La cannabis terapeutica in Thailandia

Dopo la volta dell’Europa con Germania, Lussemburgo e Malta, l’onda inarrestabile della legalizzazione/depenalizzazione arriva anche in Thailandia.
Il largo consumo di droga in Thailandia è da sempre un problema ben noto che affligge il Paese da molto tempo e che spesso è una problematica che ricade anche sui turisti.
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Tutte le droghe sono vietate in queste zone e di conseguenza anche quelle che definiamo come leggere, ad esempio la cannabis. Il totale proibizionismo radicato del luogo ha permesso che si potessero diffondere le truffe legate all’acquisto delle droghe e a cadere nella rete degli spacciatori, le vittime preferite di questo raggiro sono proprio giovani turisti in cerca di relax. Il tutto accade con una certa regolarità soprattutto nelle mete turistiche principali, in cui ai malcapitati turisti, può capitare che venga offerta ogni tipo di sostanza stupefacente da parte di loschi pusher, che pare collaborino segretamente con poliziotti corrotti. La prassi è sempre la solita, la vittima viene adescata dallo spacciatoreed in seguito segnalata alla polizia e arrestato. L’obiettivo di questo tipo di truffa è quello di rilasciare il turista dietro il pagamento di una somma in denaro. A volte può capitare che siano gli stessi agenti in borghese ad offrire le droghe ai turisti, in particolare in grandi festival come il Full Moon Party, non aspettando altro che qualcuno cada nel tranello per estorcere denaro.
A parte queste truffe ad opera di poliziotti corrotti, va detto che nelle località turistiche della Thailandia girano sempre forze dell’ordine anche senza divisa, i controlli si effettuano soprattutto in locali dediti al divertimenti come le discoteche e non deve stupire se può capitare di trovarsi a subire perquisizioni personali e test antidroga a sorpresa; Attenzione a non rifiutarvi perché stando alle fonti online: “il rifiuto di fare i test si traduce in un arresto fino a 6 mesi ed una multa”. È bene quindi informare i nostri amati stoners che l’acquisto di pochi grammi di marijuana o di qualche pasticca di yaba (una droga molto diffusa in Thailandia) rischia davvero di rovinare la vacanza e in alcuni casi la propria vita.
Cosa si rischia?
Le droghe più diffuse ed utilizzate in Thailandia sono essenzialmente quattro:
- Yaba;
- cannabis;
- ice (anfetamine)
- oppio.
Le pene e le sanzioni previste per l’uso di stupefacenti sono fra le più severe al mondo: anche per il solo possesso di una quantità minima di qualsiasi tipo di droga destinata ad uso personale si rischia da uno a dieci anni di carcere e/o multe fino a 20.000 baht, mentre per casi particolarmente gravi, in cui la quantità di droga in possesso è tale da far ipotizzare un reato di spaccio è anche previsto l’ergastolo o persino la pena capitale.
Il costo della vita in generale non è esagerato e le droghe, facili da acquistare, si trovano a prezzi inferiori rispetto ad altri Paesi e per questo molti giovani turisti credono, erroneamente, che la Thailandia sia una sorta di “paradiso” delle droghe e che in particolare nelle località del divertimento notturno la polizia chiuda un occhio, ma in realtà è l’esatto contrario. In Thailandia sebbene un turista possegga un certificato o una prescrizione medica, la marijuana è comunque considerata illegale mentre altre sostanze come la morfina, l’oppio medicinale o il metadone, possono essere trasportate se accompagnate da un certificato medico, ma ovviamente in quantità limitate al soggiorno in Thailandia e giustificabili da un uso terapeutico. In un paese come la Thailandia, come dicevamo poco prima, è ancora possibile essere condannati con la pena di morte o l’ergastolo se si è trovati in possesso con più di 20 grammi di una sostanza di qualsiasi tipo; è anche vero però che questo tipo di pena viene applicata difficilmente e sono in atto pensieri di riforma relativi all’eliminazione totale della pena capitale.
Ma l’importanza di questa legalizzazione, come in Italia è in parte giustificata dai dati relativi alle carceri:
l’Internacional Drug Policy Consortium (IDPC) indica come tra il 70% e l’80% dei detenuti è collegato ad un reato relativo alle droghe, ma la maggior parte delle persone recluse sono piccoli spacciatori o consumatori; forse per questa presa di coscienza nell’estate del 2021 il parlamento ha approvato il ‘New Narcotic Bill’, una nuova legge sugli stupefacenti che aumenta l’attenzione sulla prevenzione e il trattamento invece che sulla punizione dei consumatori, che ha creato fino ad oggi un sovraffollamento delle carceri con la conseguenza di vivere in condizioni di vita degradanti senza reali possibilità di recupero.
La Yaba
Se gli stranieri spesso prediligono acquistare cannabis o eroina, la yaba è invece la droga più utilizzata dai cittadini thailandesi. Il nome significa “droga per i cavalli” perché in origine veniva somministrata ai cavalli che dovevano trasportare carri pesanti su per le colline dell’entroterra thailandese. La yaba è un derivato delle metanfetamine e si presenta sotto forma di pasticche piccole e rotonde, solitamente di colore rosso, arancio o verde. Si può facilmente riconoscere dalle lettere “R” o “WY” riportate in rilievo sulla pasticca stessa. Di solito le pasticche vengono assunte per via orale, ma esiste anche un altro metodo che prevede il riscaldamento o la riduzione in polvere delle pasticche e la successiva inalazione. La yaba viene anche chiamata “droga della pazzia” per gli effetti che provoca e che derivano dall’uso di questa sostanza.
Il potere eccitante, l’euforia e l’aumento del livello di attenzione provocati dalla yaba possono durare anche fino a 24 ore dopo l’assunzione, e per questo inizialmente le pasticche erano vendute liberamente in Thailandia ai camionisti presso le stazioni di rifornimento di benzina con lo scopo di tenerli svegli durante i lunghi tragitti;
Nel 1970 però, da uno studio emerse che gli incidenti stradali correlati all’uso di questa sostanza, fossero in aumento, così ne venne vietato l’uso. Una volta divenuta illegale, questa droga ha subito anche un aumento vertiginoso del prezzo che da circa 10 baht a pasticca è lievitato a 250-450 baht. Il livello di assuefazione causato dalla yaba è molto alto e le conseguenze dell’uso continuo di questa sostanza causa nervosismo permanente, irascibilità e allucinazioni paranoiche che possono portare ad un’improvvisa e incalcolabile predisposizione alla violenza, sia verso sé stessi che verso gli altri, da qui prende il nome di “droga della pazzia”. I dipendenti di questa sostanza soffrono inoltre di una perdita dell’appetito, di disturbi cronici del sonno e irreparabili e gravi disturbi psichici spesso accompagnati dalla depressione. La popolarità di questa droga ha purtroppo varcato i confini del Paese e negli ultimi anni è approdata negli Stati Uniti e anche in Italia.
La svolta in Thailandia
Con immensa gioia per tutti gli amanti della cannabis, la Thailandia è comunque diventata recentemente la prima nazione asiatica ad approvare la depenalizzazione della cannabis, anche se le autorità hanno lasciato un'area grigia sul suo utilizzo a scopo ricreativo. Secondo quanto riportato dai media internazionali, il ministro della Salute, Anutin Charnvirakul, ha annunciato che il Consiglio per il controllo dei narcotici ha approvato l'eliminazione della cannabis dall'elenco delle droghe controllate del ministero. La misura ora attende solo di essere firmata dal ministro ed entrerà in vigore 120 giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del governo. L'iniziativa segue la rimozione della cannabis dall'elenco delle droghe considerate illegali nel Paese. Il Ministro della Sanità ha infatti dichiarato che la nazione intende rimuovere dalla lista dei narcotici ogni parte della pianta. L’unica eccezione a queste nuove disposizioni saranno gli estratti di cannabidiolo (CBD) con una percentuale di tetraidrocannabinolo (THC) superiore allo 0,2%.
Una volta che la nuova lista entrerà in vigore, tutti i prodotti a base di cannabis che normalmente hanno meno dello 0,2% di THC potranno essere prodotti e usati liberamente. Questa iniziativa ha permesso di usufruire di una spinta per la ripresa economica del paese ed essere un aiuto soprattutto per quei gruppi di persone colpiti psicologicamente dalla pandemia.
“Quando l’economia è in ripresa e non abbiamo nuovi prodotti come alternative, la persone continuano a fare le stesse cose e ad essere in competizione tra loro.
Tuttavia, se offriamo loro una scelta, possono imparare a costruire su di essa, creando nuovi prodotti e modelli di business, che a loro volta accelereranno la ripresa economica”.
Ha sottolineato. Charnvirakul. Tuttavia, per quanto riportato dal “il Time”, i funzionari di polizia ed esperti legali contattati dall'agenzia di stampa Associated Press hanno riferito che non è ancora chiaro se il possesso di cannabis sia o non sia più motivazione d'arresto. A causa di una giungla di leggi correlate, infatti, la produzione ed il possesso di marijuana rimangono per il momento regolamentati, lasciando lo status legale dell'uso ricreativo in una zona d'ombra e perciò non si sa mai. Nella fase iniziale il Governo dovrebbe concentrare sull’educazione dei produttori locali interessati a diventare coltivatori autorizzati, poiché lo Stato ambisce a diventare un centro medico internazionale per la cannabis. L'uso ricreativo rimane tutt’ora illegale e punibile con pene severissime, ma la recente legge permette il possesso di cannabis in quantità limitate, se accompagnate da una ricetta medica o da un certificato. La Thailandia è il primo Stato del Sud-Est asiatico a compiere questo passo, dopo più di 80 anni di proibizionismo estremo. Nella medicina tradizionale del posto, infatti, la cannabis era legale fino agli anni ’30, ma a causa della pressione internazionale, la Nazione ha introdotto le prime leggi antidroga. Il tutto avvenne in concomitanza con il proibizionismo del governo americano che decise di criminalizzare la cannabis e spinse altri Paesi a seguire il suo esempio.
Kitti Chopaka, fondatrice ed Amministratrice Delegata di Elevated Estate, società del settore con sede a Bangkok, concorda con le politiche del governo, dichiarando come questa sia:
«Una decisione economica avveduta, attesa da tempo. L’industria della cannabis in Thailandia sta crescendo e diventerà sempre più grande; probabilmente potremmo vedere una società thailandese produttrice di cannabis e canapa entrare sul mercato azionario e le grandi aziende che lentamente si faranno strada in Thailandia mentre diventiamo un mercato effettivo. Il mercato promette di essere redditizio, e potrebbe allettare anche potenziali paesi concorrenti ad intraprendere politiche di legalizzazione similari».
Dunque, in Thailandia l’utilizzo della cannabis per finalità mediche era già consentito dal 2018 e questo lo rende il primo paese asiatico a fare compiere questo primo passo. Ma a partire dal prossimo anno autorizzerà l’uso di tutta la pianta per finalità autoproduttive, economiche e turistiche.
Il 2021 è stato l’esordio per la nazione, poiché lo Stato della penisola indocinese ha ospitato il primo tour della cannabis medica del sud-est asiatico. I ministeri del turismo, dello sport e della salute pubblica sono stati previdenti nel lanciare questa iniziativa per aumentare la consapevolezza sull’uso della cannabis per scopi medici e informare sulle leggi coloro che sono interessati a coltivare la pianta. Il governo ha autorizzato la produzione di cannabis medica per medici, guaritori tradizionali e agricoltori. Dopo essere stato il primo paese del sud est asiatico ad aver legalizzato il consumo nel 2018, adesso cerca di svilupparne la produzione per raggiungere il mercato estero e mettersi in competizione con le maggiori potenze europee e americane. Il tour, presentato dal ministro del turismo e dello sport Phiphat Ratchakitprakarn, prevede visite alle coltivazioni esistenti di cannabis legale, conferenze sulle regole per la sua coltivazione e laboratori per imparare a gestire le piante e ricavarne un reddito regolare.
«Nelle prime fasi, il programma mira a educare i locali che vorrebbero diventare coltivatori di cannabis autorizzati. Questo programma aprirà la strada per un’educazione di base della marijuana, mirando a far scoprire i suoi benefici economici»,
Ha affermato il ministro del turismo e dello sport, sostenendo che questa iniziativa dovrebbe aiutare la gente del posto a creare nuove fonti di guadagno e aumentare i posti di lavoro, fino a poter diventare un punto di interesse per il commercio della cannabis terapeutica. La prima fiera della cannabis medica che si è tenuta a marzo in Thailandia è solo un esempio delle opportunità date dalla legalizzazione parziale e controllata della sostanza. L’uso della cannabis con finalità terapeutiche sta generando numerose iniziative fin dal principio attirando investitori ed entusiasti che sperano in una nuova corsa all’oro verde nei paesi asiatici.
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