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- Written by: Francesco Nicoletta
- Category: Cannabis and kitchen
Carne di Canapa e cibi ecosostenibili

Nella società di oggi è sempre crescente il numero di individui che per libera scelta decidono di eliminare la carne dalla propria dieta.
Dietro a tutto ciò si possono celare diverse motivazioni personali, etiche o ecologiche.
allevamenti intensivi ed inquinamento.
Nonostante sia facile intuirne il significato, per allevamento intensivo si sta ad indicare una particolare attività agricola che prevede la custodia, la crescita e la riproduzione degli animali, ma può essere svolta in ambienti confinati, anche in assenza di terreno sufficiente a garantire una produzione vegetale che soddisfi il potenziale fabbisogno alimentare dei capi allevati, lo smaltimento delle loro deiezioni e la percentuale tra superficie coperta e scoperta che contraddistingue gli insediamenti agricoli. I sostenitori di questa forma di allevamento sostengono che essendo esercitata in un ambiente circoscritto garantisca la protezione degli animali dall'esposizione alle intemperie e ai predatori, una adeguata disponibilità di alimenti e acqua in termini quantitativi e qualitativi, nonché un maggiore controllo dell'animale stesso, che si traduce nella maggior possibilità di cura dalle eventuali malattie. Ma analizzando con un occhio più critico, potremmo definirli come una forma di allevamento industriale, non rispettoso del benessere degli animali, e fonte di un enorme impatto ambientale, di un pericolo per l'igiene e la salute, nonché per l'economia soprattutto dei Paesi del Terzo Mondo.
L'allevamento intensivo è una pratica che si è diffusa nel XX secolo ed in Italia a partire dal secondo dopoguerra. Lo scopo di questi spazi intensivi era quello di soddisfare la crescente richiesta di prodotti di origine animale come carne, uova e latticini abbattendone nel contempo i costi, in modo da rendere questa categoria di prodotti adatta al consumo di massa. Se la riduzione dei costi del prodotto e la possibilità di produrre su scala industriale erano inizialmente gli unici fattori a influire sulle modalità e le tecniche impiegate in questo tipo di allevamento, oggi stanno attraversando un processo di revisione in funzione di considerazioni come la tutela degli animali, l'igiene e la qualità dei prodotti, l'impatto ambientale. C’è da considerare che gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da “polveri fini” in Italia, responsabili dello smog più dell’industria e più di moto e auto. Secondo le ricerche effettuate dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, infatti, riscaldamento e allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38% e del 15,1% del particolato PM 2,5 della penisola. In altre parole, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina più di automobili e moto (9%) e più dell’industria (11,1%). Ma facciamo un passo indietro.
La quantità di polveri totali sospese nell’aria è misurata in maniera quantitativa (peso/volume) a seconda, della dimensione delle particelle. Per indicare la dimensione si utilizza il temine Particulate Matter (PM), seguito dal diametro aerodinamico massimo delle particelle (10μm o 2,5 μm). Il calcolo della classifica dei settori inquinanti prende in considerazione sia il PM primario che sarebbe quello direttamente emesso dalle sorgenti inquinanti, ad esempio dai tubi di scappamento delle auto, che il PM secondario, quello prodotto in atmosfera da reazioni chimiche che coinvolgono diversi gas precursori. Il PM primario degli allevamenti intensivi è irrisorio; infatti, gli allevamenti sono responsabili in media di poco più dell’1,5% delle emissioni di PM primario. Al contrario, diventano centrali se si prende in considerazione anche il particolato secondario, ovvero quello derivante dalla produzione di ammoniaca (NH3) che, liberata in atmosfera, si combina con altre componenti per generare proprio le “polveri sottili”. Per risolvere il problema del particolato causato dagli allevamenti, quindi, è necessario fare «azioni strutturali come la riduzione dei capi o le opzioni tecnologiche». Infatti, stando ai dati degli ultimi sedici anni, il settore allevamenti non ha subito alcun tipo di miglioramento in termini di inquinamento da PM. Anzi, mentre è diminuito il contributo di auto e moto, del trasporto su strada, dell’agricoltura, dell’industria e della produzione energetica, al contrario, è aumentato l’inquinamento del riscaldamento che passa dal 15% del 2000 al 38% del 2016 e del settore allevamenti che dal 10,2% è passato al 15,1% in sedici anni.
Hamburger di canapa e carne sintetica per diminuire l'inquinamento.
La scelta di introdurre nel mercato Hamburger a base di canapa, non è dettata solo dal dare una risposta alle esigenze di una fetta di mercato specifica della popolazione, che si suddivide tra intolleranti, vegetariani, e animalisti, ma ha anche lo scopo di concedere maggior sicurezza alle prospettive future dell’uso delle fibre di canapa a fini di alimentazione umana, che risulta poco impattante sull’ambiente e di grande visione circa i possibili guadagni che potrebbe apportare ad una fetta di mercato gia di per se cospicua. La carne alternativa è la nuova frontiera dei cosiddetti nuovi alimenti. L’azienda americana Planet Based Foods sta usando il nuovo hamburger di canapa come catalizzatore per il cambiamento. Non solo è nutriente e sostenibile, ma, come abbiamo visto dal paragrafo precedente, potrebbe risolve alcune delle maggiori minacce ambientali per il nostro futuro.
Quando si parla di coltivazione della canapa negli Stati Uniti, le varietà ricche di CBD sono state al centro della scena negli ultimi anni.
Ma l’uso del raccolto per fini industriali e alimentare, che risale a migliaia di anni fa, ha suscitato meno attrazione. L’introduzione di fonti proteiche alternative, o forme alternative di carne, potrebbe presto permetterci di migliorare la situazione ambientale. Robert Davis, Direttore Ricerca e Sviluppo dell’azienda, ha esperienza di 45 anni nel settore degli alimenti a base vegetale. Ha fondato Light Foods nel 1980 prima di diventare Direttore Ricerca e Sviluppo per Living Harvest, dove ha guidato lo sviluppo del primo grande mercato di latte di canapa e gelato di canapa nel 2009. Dopo essere entrato a far parte di Planet Based Foods, Davis e la squadra dirigenziale dell’azienda hanno concluso che la chiave per introdurre la canapa nel flusso alimentare dipende dalla capacità di fornire un’opzione interessante per il piatto centrale. Il segreto sta davvero solo nel migliorare la presentazione dell’alimento? Il team ha trascorso otto anni a sviluppare l’hamburger di canapa, fatto di semi di canapa e altri ingredienti puliti. Polpette di salsiccia di canapa e hamburger e crumble di salsiccia sono stati quindi aggiunti alla scaletta, tutti parte del suo H.E.M.P. Linea di prodotti Foods, un acronimo che accentua la caratteristica di Planet Based Foods (Honorable, Ethical, Moral, Protein). Planet Based Foods ha lanciato i suoi hamburger di canapa all’inizio di quest’anno attraverso il suo partner di ristoranti Stout Burgers & Beer, e i prodotti sono anche distribuiti a livello nazionale dal colosso della ristorazione US Foods. Ma l’azienda non ha solo gli avventori dei ristoranti nel loro radar. Invece di essere solo un’altra opzione di “carne finta “, i Davis vedono i loro hamburger di canapa come un modo per affrontare la fame su scala nazionale e globale. In linea con questa filosofia, non poteva che mancare la prospettiva filantropica della Planet Based Foods che ha creato un programma 2 per 1 in cui un hamburger per ogni due hamburger venduti viene donato in beneficienza.
La produzione di carne in laboratorio.
Per chi non lo sapesse attualmente sono in corso delle ricerche per perfezionare i processi di produzione di carne artificiale commestibile nei laboratori. La carne artificiale, chiamata anche carne sintetica o coltivata, è un prodotto realizzato in laboratorio che non deriva da animali vivi ed è formulata in modo da essere quanto più simile alla carne tradizionalmente consumata. La produzione di questo alimento è stata messa a punto nel XXI secolo ma il metodo di produzione vero e proprio deve ancora migliorato prima che possa essere venduto su larga scala. Inoltre, basandosi sulla strumentazione fino ad ora utilizzata la carne coltivata ha un costo piuttosto elevato. Gli obiettivi da inseguire nel futuro imminente, sarà dunque quello di inventare una tecnologia tale da poter permettere l’abbattimento dei costi rispetto alla produzione di carne da allevamento, per permettere in seguito la produzione in larga scala. A questo proposito, alcune aziende hanno affermato che questo non è necessariamente vero, ma in futuro potrebbe essere addirittura possibile produrre carne artificiale anche a livello domestico o nella piccola ristorazione. A livello etico questo tipo di prodotto potrebbe fonte di discussione, ma probabilmente potrebbe essere maggiormente accettato da quanti vorrebbero evitare il consumo di carne per via della violenza sugli animali; mentre dall’altra parte c’è chi si oppone al consumo di prodotti completamente artificiali.
Gli studi sulla carne artificiale.
Russel Ross nel 1971 coltivate per la prima volta in vitro delle fibre muscolari. Il materiale impiegato nell’esperimento derivava dal maiale, e precisamente dal suo tessuto muscolare liscio. La NASA agli inizi del 2000 iniziò a sperimentare la produzione di carne commestibile a partire dal tacchino ed ebbe il primo risultato nel 2002 con la creazione del primo filetto di pesce, realizzato a partire da cellule di pesce rosso. Nel corso degli anni si sono susseguiti diversi esperimenti e richieste di brevetto per la realizzazione di carne commestibile tanto che nel 2005 comparve il primo articolo scientifico al riguardo e tre anni più tardi fu realizzata la prima conferenza internazionale sul tema. Nel 2013 a Londra fu presentata alla conferenza stampa il primo hamburger artificiale che fu cucinato e fatto assaggiare ai giornalisti. La produzione era stata realizzata da un gruppo di ricercatori olandesi a partire da cellule staminali bovine. Oggi sperimentazioni in questo campo sono basate prevalentemente sul perfezionamento di gusto e consistenza, tanto è che alcuni ricercatori hanno messo a punto una tecnica di produzione che permette la creazione di carne che fino ad ora è quello che si avvicina maggiormente alla morfologia della carne di allevamento al quale siamo abituati. Rimane ancora da perfezionare la tecnica e perciò probabilmente ci sarà ancora da aspettare.
Altro elemento che ha suscitato interesse dalla ricerca si basa sul possibile utilizzo della mioglobina nel tentativo di conferimento del colore tipico della carne tradizionale. Infatti, quest'ultima risulta avere un colore tendente al grigiastro, a causa dell'assenza della circolazione dei vasi sanguigni. Dai risultati ottenuti si è visto che la mioglobina è in grado di conferire alla carne un colore maggiormente tendente al rosso e un gusto più ferroso. A settembre 2019 è stata prodotta per la prima volta della carne bovina nello spazio, e precisamente nella stazione spaziale internazionale. L'esperimento è stato realizzato dalla Stazione russa in collaborazione con un'azienda israeliana. La tecnica si basa sull'uso di una stampante 3D per la produzione di tessuto biologico. La tecnica utilizzata risulta ancora da perfezionare in quanto richiede una quantità di acqua proibitiva per situazioni estreme come la produzione in orbita. In ogni caso, i vari tentativi aprono alla possibilità della produzione di carne direttamente nello spazio, in modo da poter essere consumata dagli astronauti in missione. La produzione della carne coltivata in laboratorio avviene attraverso la crescita delle cellule muscolari usando come nutrimento le proteine del siero. Si stima che da 10 cellule suine sia possibile arrivare alla produzione di 50.000 tonnellate di carne, processo che durerebbe circa 2 mesi. I metodi di produzione sono ancora da perfezionare, ma quelli proposti sono prevalentemente due. ll primo usa un bioreattore, ossia un apparecchio realizzato appositamente per far crescere tessuti e organismi biologici. In questo caso si usano cellule staminali che produrranno fibre muscolari.
Nonostante sia una tecnica da perfezionare, dovrebbe sopperire alla mancanza di vasi sanguigni, apportando nutrimento e ossigeno al tessuto, in modo da favorirne la crescita corretta. Mentre Il secondo metodo è quello che vede la riproduzione in vitro di un muscolo reale, in un sistema più complesso che richiede la crescita, di vasi sanguigni e altri tessuti come quello adiposo. Fino ad ora il prezzo della carne sintetica, a causa del metodo di produzione complesso, è abbastanza elevato, ma in futuro potrebbe essere ridotto con la messa a punto e il perfezionamento di nuove tecniche. Diverse aziende stanno sperimentando in merito, alcune delle quali hanno dichiarato di poterne produrre anche con il solo uso di sostanze vegetali come nutrimento per le cellule. Il prezzo di una bistecca artificiale da 250 g prodotta nel 2008 si aggirava intorno ad 1 milione e mezzo di dollari. Con il miglioramento della tecnologia di produzione i costi potrebbero diminuire in modo abbastanza evidente, soprattutto quando si inizierà a produrla in modo estensivo. Le difficoltà di produzione che si incontrano riguardano i tempi di sintesi e il mezzo di coltura, che deve essere adatto e diverso a seconda del tipo di cellula di partenza utilizzata. Il sapore della carne sembra quello maggiormente difficile da imitare in quanto, insieme al colore, esso dipende dal tipo di allevamento dell'animale. Gli sviluppi della tecnologia di produzione della carne sintetica, in Italia come nel resto del mondo, sono bloccati dalle numerose ricerche scientifiche realizzate da aziende private e coperte dal segreto commerciale. A livello accademico, i finanziamenti pubblici alla ricerca riguardo questa tecnologia sono ancora molto pochi e insufficienti.
Sicurezza e vantaggi della carne artificiale.
Nel 1995, l'FDA (Food and Drug Administration) americana ha dato parere favorevole riguardo la produzione di carne artificiale e ha considerato sicuri per la salute umana i suoi metodi di produzione. La carne coltivata, essendo maggiormente controllata nella produzione, risulta in linea teorica verificabile dal punto di vista della composizione. Di conseguenza, sarebbe possibile ad esempio evitare la presenza di sostanza chimiche tossiche come pesticidi e antibiotici che si potrebbero ritrovare in quella tradizionale. Alcuni hanno proposto l’aggiunta degli omega-3 alla carne sintetica, che potrebbe anche essere usata anche a scopo nutraceutico. Inoltre, la carne artificiale risulta maggiormente sicura anche dal punto di vista microbiologico, perché meno soggetta a contaminazioni batteriche e microbiche dovute ad esempio alla macellazione degli animali o a loro patologie, come nel caso dell'influenza aviaria e al morbo della "mucca pazza".
Fonti: